domenica 30 dicembre 2007

Bruno Contrada


Questo post, lo so bene, non piacerà a qualcuno e potrebbe anche crearmi dei fastidi, ma la mia coscienza di impone di affermare forte e chiaro quello che penso e quello in cui credo. Parlerò di uomini e della Giustizia. Molti di noi confidano solo nella Giustizia divina perché la giustizia degli uomini è una parola astratta e spesso il giusto e l’ingiusto si mischiano e si confondono indissolubilmente. I giudici poi, sono uomini, e in quanto tali anche loro sono soggetti a sbagliare.
Dalla ricerca storica traiamo infiniti esempi di sentenze errate che hanno comportato la morte di persone innocenti. Nel 1507 il Consiglio dei Dieci, massimo organo giurisdizionale penale di Venezia, condannò a morte e fece giustiziare un innocente garzone di fornaio che, sotto tortura, aveva confessato di aver ucciso un uomo.

Di questo errore giudiziario conserviamo la relazione scritta da un antico giurista:

"Fue ritrovato in tempo di notte da Ministri in Venezia un cadavere con un coltello trentino in petto, appresso di cui stava in piedi osservandolo un Pistore, che teneva una vagina al fianco. Estratto da' Ministri il coltello dalla ferita, e fatta osservazione che s'accomodava aggiustatamente alla vagina del Pistore, fu condotto nella forza della Giustizia; posto alla tortura, e a forza di tormenti confessò il non commesso delitto, e stante la confessione pagò la pena non meritata con l'ultimo supplicio. Di lì a pochi giorni fu un bandito ritenuto con l'alternativa della forca. Questo avanti di morire si confessò reo di quell'homicidio e dichiarò l'infelice Pistore innocente. Per la stravaganza di tal caso decretò l'Eccelso Consiglio dei Dieci che qualunque volta, che si trattasse di materia di indizi in detto Eccelso Tribunale, dovesse dal Secretario esser ad alta voce aricordato il caso del Pistore."

Nel 1927 a Dedham, Massachusetts furono giustiziati mediante la sedia elettrica due italiani: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti , con l'accusa dell’ omicidio di un contabile e di una guardia.

Solo 50 anni dopo (!) venne riconosciuta la loro totale innocenza, gli errori processuali commessi, e la loro memoria venne riabilitata.
Tutti ricordano, poi, il caso di Enzo Tortora, arrestato e ammanettato il 17 giugno 1983 con l'accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico sulla base delle false dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso e dell’assassino Pasquale Barra.

Il 17 settembre 1985 Tortora venne condannato a dieci anni di carcere (in pratica furono l’arresto e la condanna che lo condurranno ad ammalarsi di tumore ed alla morte), e solo un anno dopo, il 15 settembre 1986, venne assolto con formula piena dalla corte d’Appello.
Voglio parlare ora di Bruno Contrada: ne conosco personalmente il fratello che è stato mio collega di lavoro e so come la loro famiglia sia, da generazioni composta da gentiluomini di “vecchio stampo” fedeli e onesti servitori della legge e dello Stato.
Oggi Bruno Contrada, nato nel 1931 si avvicina agli ottant’anni, è recluso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere da sette mesi. E’ estremamente dimagrito e le sue condizioni di salute si aggravano ogni giorno: ai problemi cardiovascolari e all'enfisema polmonare che lo affliggono da tempo, si aggiungono il diabete e due ischemie. Ricoverato al Cardarelli di Napoli ha chiesto, contro il parere dei medici e con la dignità che da sempre lo distingue, di essere dimesso e di tornare in carcere.
Aggiungo che presso l'Ospedale Cardarelli è ricoverato, desolatamente solo, nel reparto detenuti, in una stanzetta di quattro metri per quattro e senza alcuna possibilità di movimento. Sarebbe invece suo pieno diritto, in forza delle sue passate qualifiche di Generale e di Prefetto, di essere preso in cura, come da lui sempre richiesto, dall'ospedale militare del Celio di Roma.
Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di informazione non ha chiesto la grazia perché ritiene che un innocente non debba richiederla. Ovviamente il “condono”, che ha rimesso in libertà stupratori ed assassini feroci, non è stato applicato, probabilmente per motivi giuridici che non conosco, al detenuto Contrada.
Bruno Contrada entrò nella Polizia di Stato nel 1958, trasferito su sua richiesta a Palermo nel 1973 divenne il Capo della Squadra Mobile e pochi anni dopo diresse la Criminalpol per la Sicilia Occidentale ottenendo rilevantissimi successi. Nel 1982 fu Capo di Gabinetto dell’Alto Commissariato per la lotta contro la mafia e nel 1986 venne trasferito a Roma al reparto operativo della direzione del SISDE.
La vigilia di Natale del 1992 Bruno Contrada venne arrestato con l’accusa di “concorso esterno in associazione mafiosa” in base alle dichiarazioni di quattro criminali “pentiti”.
Ma già il primo pentito ad accusare Contrada di collusione con la mafia fu Tommaso Buscetta nel 1984, il quale dichiarò:"Ho saputo da Rosario Riccobono che Contrada gli passava informazioni sulle operazioni della polizia". Il giudice istruttore Giovanni Falcone, che com’è noto univa ad una profonda conoscenza delle tecniche mafiose un’approfondita analisi di ogni denunzia, archiviò il caso.
Anni dopo nel giorno dell'arresto di Bruno Contrada, il Capo della Polizia Vincenzo Parisi insieme con molti altri altissimi funzionari e prefetti, ne prese le difese, avanzando sospetti sui pentiti: "Contrada è un funzionario che ha sempre fatto il suo dovere e per quanto consta all'amministrazione si tratta di un uomo assolutamente irreprensibile".
Il processo a carico di Contrada che rimase in carcere per trentuno mesi, fino al 31 luglio 1995, iniziò il 12 aprile 1994 e si concluse il 19 gennaio 1996, la documentazione raccolta dalla Procura ammontava a circa 32.000 pagine ed è forse lecito porsi la domanda su quale sia stato l’approfondimento di questi fascicoli da parte degli inquirenti o anche quante pagine siano state soltanto effettivamente lette.

Comunque il 5 aprile 1996 venne condannato a 10 anni di reclusione in primo grado, ed assolto con formula piena dalla Corte d’ Appello il 4 maggio 2001. Tuttavia, il 12 dicembre 2002, la Corte di Cassazione annullò la sentenza di secondo grado. Il nuovo processo, celebrato davanti a una diversa sezione della Corte di Appello di Palermo, si è concluso il 25 febbraio 2006 con la conferma della precedente condanna a 10 anni.
Innumerevoli peraltro sono le meritorie operazioni di polizia e di lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata dirette e portate a termine da Contrada nella sua lunga carriera; e solo nel periodo immediatamente precedente il suo arresto, sono a suo merito le seguenti operazioni:sequestri di persona sventati con l’arresto degli ideatori, decine di arresti di trafficanti di droga con sequestro di centinaia di chili di eroina e migliaia di chili di hashish, arresto di un’organizzazione mafiosa che faceva capo alle famiglie dei Cursoti, dei Madonia e dei Corleonesi, sequestro di beni mobili ed immobili, titoli di credito ed azioni che facevano capo a Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Questa è una delle ultime lettere inviate da Contrada al suo avvocato:
"All'inizio del sedicesimo anno del mio calvario intendo continuare ad urlare la totale estraneità alle infamanti accuse rivoltemi. Lo farò fino a quando avrò un filo di voce che mi permetterà di rivolgermi a qualsiasi Giudice disposto ad ascoltarmi. Per questo motivo non ho chiesto alcuna grazia, poiché questa riguarda i colpevoli.Voglio quindi rasserenare gli animi dei parenti delle vittime della mafia che hanno manifestato le loro opinioni senza conoscere personalmente l'uomo Bruno Contrada e quello che lui ha compiuto nella lotta contro la mafia.Spero così che i toni di questi giorni vengano smorzati e ringrazio coloro che hanno creduto e credono in me ".
Da parte mia, così, a pelle, reputo Bruno Contrada una vittima della mafia e un servitore dello Stato ingiustamente condannato e spero che almeno in questo caso non sia un’ulteriore condanna a morte. Così come, a pelle ed a ragione, ritenevo innocente Enzo Tortora quando quasi tutti lo condannavano.
Auguro a Bruno che il 2008 possa essere l’anno in cui venga riconosciuta la sua innocenza e gli venga restituito l’onore e le dignità di cui è stato privato.Chi volesse approfondire il caso Contrada potrà consultare il suo
blog o quello del giornalista Giorgio Salvo che ha seguito personalmente tutte le udienze del processo o altre informazioni disponibili su internet.
la foto è tratta da La Repubblica.it
Chi volesse firmare una petizione per la riabilitazione del dottor Contrada può cliccare qui

mercoledì 26 dicembre 2007

La notte di Natale - di Guido Gozzano

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi, persiani, egizi, greci...

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato!Alleluja! Alleluja!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.

Orsù, cornamuse, più gaie
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.

Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!

domenica 23 dicembre 2007

il blog compie 10 anni. Auguri!


Sono passati dieci anni da quel 23 dicembre 1997 in cui, per la prima volta al mondo, venne pubblicato il primo BLOG.
Ciò avvenne ad opera di Jorn Barger (nella foto) nato a Yellow Spring nell' Ohio nel 1953. Si dice sia stato lui a coniare il termine Weblog (da cui Blog) per descrivere il processo di navigare attraverso il Web e di scrivere una sorta di "diario".
I suoi scritti, talvolta accusati di antisemitismo, spaziarono dalla letteratura ( ha scritto parecchio su James Joice) alla tecnica ed alla intelligenza artificiale.
Barger iniziò con dei brevi commenti nel suo sito denominato Robot Wisdom cui seguirono articoli sempre più approfonditi in vari campi; dalla tecnologia, al commercio, alla religione, alla caccia.
In Italia i primi blog iniziarono nel 2001 grazie ai servizi gratuiti dedicati forniti da parte di numerosi ISP (Internet Service Provider).
Il blog è divenuto oggi un fenomeno di massa, una comunità virtuale di milioni di persone nella quale ognuno può esprimersi come meglio crede ed entrare in comunicazione con altri, spesso territorialmente lontani, ma altrettanto spesso vicini nella condivisione di pensieri, emozioni ed idee.
Nascono e scompaiono amicizie, conflitti, rivalità ed anche, sovente, veri e propri rapporti di intimità e confidenza molto più reali e appaganti di quelli che si possono talvolta avere con i propri familiari o con gli amici personali.
Colgo pertanto la felice coincidenza di questo decennale del Blog con le feste natalizie e di fine anno per inviare un riconoscente saluto a tutti gli ISP italiani (sono oltre 100) e un affettuoso saluto ed augurio a tutta l'immensa comunità dei bloggers.

mercoledì 19 dicembre 2007

'O Vesuvio - A Capodanno -10 cose da gettar via


La vulcanica Lady Info benché non sia ancora arrivato il Natale già pensa a cosa getterà dalla finestra a Capodanno.
E poiché le piace fruculiare 'a mazzarella 'e San Giuseppe ha invitato alcuni amici, tra cui il sottoscritto, a fare altrettanto e a citare 10 oggetti (o persone) da rottamare.
Bene, non sono sicuro che la proposta mi dispiaccia perché avrei diverse idee al riguardo... mi sembra, però, che la "rottamazione" sia circoscritta a ciò che è contenuto nella propria abitazione e questo mi limita molto perché pensavo ad alcuni politici (nazionali e non), ad alcuni esponenti italioti del Ku-Klux-Clan (preciso che: italioti = italiani+idioti), ad alcuni "boss" delle varie mafie, inclusi banchieri, faccendieri, imprenditori che si arricchiscono col lavoro nero o con impianti privi di qualsiasi sicurezza, e così via.
Vedo però che sto cadendo nel "sociale" e questo non rientra nel tema giocoso che è stato proposto.

Allora vediamo un po'.
Intanto non getterei nulla fuori dalla finestra sia perché, anche se un po' carogna, sono una persona bene educata, sia perché di "monnezza" per strada ne abbiamo già qualche milione di tonnellate, e quindi... IDEA! Il Vesuvio!
Sì, il cratere del Vesuvio va benissimo, la lava fumante distrugge tutto.
1- Intanto avrei una inutile raccolta di un centinaio di floppy, no, non quelli piccoli e ancora utili, sai? Quelli vecchi ma proprio vecchi: quelli quadrati da 5 pollici e un quarto. Io li prendo per gettarli ma poi mi fanno pena e li rimetto a posto.

2 -Una cinepresa superotto guasta e inutilizzabile, però... quanti ricordi. Meglio di no.

3 -Poi potrei...vi prego...potrei rottamare il marito della inquilina a fianco che, quando pesta i numerosi escrementi di cani di cui è disseminata la strada, si pulisce i piedi (scarpe 45) sul mio stuoino, lasciando il suo tappetino immacolato?

4 -Vittorio Sgarbi e Cecchi Paone. So' diventati du' palleee. E non possono servire manco per l'albero di Natale. Come? Non si puooo? E perchè?

5 - Le sigarette... eh sì. 'Na parola... faranno anche male ma guardo e leggo Andrea Camilleri (c'iavrà 90 anni, no?) che fuma come dieci turchi ma scrive da padreterno e... accendo una sigaretta e mi consolo.

6 - L'astuccio degli occhiali. Siccome uso quelle leggerissime e fragilissime lenti con montatura al titanio, l'ottico, per proteggerle, mi ha fornito un tremendo astuccio rigido, a scatto, che è peggio di una trappola per orsi e che mi avrà già morso con gusto le dita una decina di volte.

7 - Le scarpe del matrimonio. Usate solo una volta (eh sì ce l'ho ancora). Costarono una fortuna, nere, in vera pelle (umana?) lucida e... tremendamente a punta! Torturarono selvaggiamente le mie povere estremità per un'intera giornata. I parenti mi guardavano e commentavano "guarda com'è commosso.." - Ma quale commosso del cavolo! soffrivo come un cane e avrei voluto lanciare ululati alla Fantozzi.

8 - Il cappello Borsalino. Odddio, il cappello Borsalino..."mettiti il cappello, chè fa freddo" Ogni anno riciccia fuori dall'armadio. A parte il fatto che quando lo metto mi sembra di essere Humphrey Bogart in Casablanca e mi sento ridicolo, il fatto è che, o si è ristretto perchè ha preso l'acqua o è la mia testa che si è allargata per dare maggiore spazio al mio brillante cervello. Certo che quando lo metto (praticamente mai) comprendo le sofferenze degli antichi Re alle prese con la corona ferrea.

9 - La sciarpa della nonna. Orrenda, mostruosa sciarpa di lana che punge e pizzica peggio che se fosse fatta di ortiche. Ho provato a nasconderla ovunque, in fondo ai cassetti, sotto il materasso... ma la trovano sempre, purtroppo. Sempre.

10 -Poi un... eh, un momento, mi chiamano al telefono....
Sì, chi è?
Blablabla..
Ah, signora sindaco che dispiacere, cioè, che piacere ....
Blablabla..
Come? No signora, la ringrazio ma non mi pare di averle data una buona idea.
Blablablabla...
Scusi sindaco, ma sta dicendo una cazz. Ehm, una sciocchezzuola...
Blablablablabla...
ma sindaco io intendevo alcuni miei piccoli oggetti personali che non....
Blablablablablabla....
Signora, ma si rende conto che lei parla di milioni di tonnellate di spazz....
Blablablablablablablabla....
Ma non pensa all'inquinamento? e poi quella povera gente dei comuni vesuviani... e se il vulcano si sveglia ed erutta succederebbe che....
Blablablablablablablablabla....
Signora, senta, ma vada affa...
Chiudo.

Info, ti prego scusami ma le circostanze...ehm... non mi consentono di gettare altro. Hai già capito chi sta al decimo posto ma... Sono certo che comprenderai. Inoltre la situazione puzza. Eh sì, puzza molto e quindi...mi fermo qui.

venerdì 14 dicembre 2007

Pronto? Qui ENEL...


Squilla il telefono.
. Pronto?
. Pronto, parlo con il signor Borgoantico? (è una gentile e ben modulata voce femminile).
. Sì, chi è lei?
. Qui ENEL, stiamo chiamando per sottoporle un piano di risparmio che le consentirà di pagare meno l’energia elettrica. Se lei si impegna a restare due anni con noi, il costo della sua bolletta che varia da 9,90 centesimi per Kwh fino a 11,15 centesimi per Kwh, scenderà ad 8,60 centesimi e resterà fisso per tutto il periodo.
Sono perplesso. La proposta è allettante, un risparmio di oltre il 13%.
. Signorina, scusi, ma come mai questa riduzione?
. Veda, l’energia elettrica è stata liberalizzata e noi, per favorire i nostri clienti ed evitare che si rivolgano ad altri gestori stiamo offrendo questa opportunità.
. Umh, quindi sarebbe una campagna di fidelizzazione?
. Esattamente!
Be’. La cosa sembra plausibile e interessante, quasi quasi….
· Signorina, e che cosa bisogna fare per avere questa tariffa?
· Praticamente nulla. Verrà da lei un nostro incaricato per farle firmare un nuovo contratto ENEL.
· Capisco. Però io pago la bolletta tramite RID bancario, dovrò rifare la pratica…
· Assolutamente no. Tutto resterà come prima. Abbiamo un nostro incaricato in zona che può venire da lei domani. A che ora le fa comodo?
· Potrebbe venire verso le 11. Ma questo incaricato ha un tesserino di riconoscimento?
· Certamente! Anzi le dico pure come si chiama, è il signor Tranquillo.
· Va bene.
· Grazie e arrivederci.
Depongo il telefono. Sono perplesso. Ma se giornali e TV ci stanno terrorizzando ogni giorno con i prossimi rincari di luce, gas, treni, spazzatura, generi alimentari e così via… com’è che l’ENEL riduce le tariffe? E poi chi cavolo lo conosce questo signor Tranquillo? E poiché io, tranquillo non sono, telefono all’ENEL. Dopo i consueti: - prema 1, prema 2, prema 3 etc. del risponditore automatico, e dopo qualche minuto di attesa, ecco il miracolo: una voce umana.
. Pronto, qui ENEL, sono Licia. Posso aiutarla?
Dopo averle fornito, a richiesta, tutti i miei dati di utente, le spiego la conversazione avuta e le chiedo se effettivamente l’ENEL stia inviando in giro questo signor Tranquillo per modificare i contratti.
Ebbene NO.
La gentile Licia mi spiega che l’ENEL non manda in giro nessuno e che ogni eventuale comunicazione viene inserita solo e soltanto nella bolletta. Mi spiega anche che l’ENEL si è scissa, ed oltre all’ENEL tradizionale c’è un’altra ENEL che opera sul libero mercato e che potrebbe anche agire così. Attenzione però ad eventuali variazioni dei costi fissi…
. Ma come signorina, un’altra ENEL? E quale sarebbe la differenza?
. In pratica si tratta di un altro gestore e di un contratto diverso, così come è avvenuto per la Telecom quando sono entrati nel mercato altri gestori. Inoltre mentre il nostro logo è quella specie di alberello che lei vede sulla bolletta, quello di quest’altra ENEL è diverso.
Ringrazio e riattacco. Che casino! Sì, d’accordo, oltre alla Telecom ci sono altri gestori ma ognuno di loro ha tanto di nome e cognome diverso. Come cacchio fa il povero cittadino a distinguere tra ENEL A ed ENEL B? E poi chi mi garantisce che questo signor Tranquillo non sia uno dei tanti lestofanti che girano per le città e truffano gli sprovveduti?
Ho deciso. Se mai questo signor Tranquillo dovesse bussare alla porta, in casa mia non entrerà mai. E se insiste chiamerò i carabinieri.

E questo è tutto cari amici blogger. Ogni cosa, salvo i nomi di fantasia, è rigorosamente esatta. Chi volesse maggiori informazioni sulle tariffe e i costi di questa seconda Enel può cliccare qui.

Comunque state sempre in guardia e buon Natale!

venerdì 7 dicembre 2007

Thinking Blogger Award

Oggi, nell'aprire il mio blog ho avuto due sorprese: la prima, che il blog si è riconvertito alla lingua inglese e non c'è verso per farlo tornare all'italiano; la seconda, molto più piacevole, è stata la mia inclusione tra i blogger meritevoli dello Thinking Blogger Award da parte di uno tra i bloggers più simpatici e seguiti di questa piattaforma: MasterMax.

Questo riconoscimento comporta l'impegno di segnalare, a propria volta, non più di cinque nominativi cui conferire lo stesso riconoscimento. E qui casca l'asino! Intanto non possiedo le capacità e l'esperienza informatica di Max e quindi non vorrei commettere errori nell'includere i vari Link, inoltre è estremamente difficile e frustrante selezionare solo cinque persone tra le innumerevoli che, a mio avviso, avrebbero tutti i titoli per essere nominati. Mi consola il pensiero che ognuno dei cinque dovrà, a sua volta, nominarne altrettanti (e quindi si arriva a 25 che è un giusto numero) ma, d'altro canto, mi auguro che la cosa finisca lì evitando una specie di esplosione atomica a catena.
Bene, mi butto. Per prima cosa voglio dire che tutti i bloggers da me citati avranno una primaria caratteristica in comune: l'intelligenza. Inoltre ognuno di loro ha anche un'altra peculiarietà: i loro post fanno riflettere, fanno pensare, non sono mai o quasi mai frivoli, stucchevoli o noiosi.
Mi sembra quindi di aver così rispettata la regola primaria (5 Blogs That Make Me Think') e le tre regole base di questo meme:
1) partecipare al meme solo se si è stati nominati.
2) lasciare un link al post originario inglese ( ed eccolo qui )
3) inserire nel post il logo dello 'Thinking Blogger Award'
Ed ora ecco le mie nominations:
Elle - è uno spirito libero che scrive con sapiente ironia bellissimi racconti ricchi di sensualità e di erotismo. Spendide anche le foto che arricchiscono i post.
Mio capitano - è uno splendido scrittore sia di romanzi che di post sempre interessanti ed avvincenti. Cerca di descrivere con distaccato sarcasmo alcuni aspetti della vita ma, sotto sotto, se ne lascia coinvolgere.
Stregagatta - romantica e sognatrice vorrebbe vivere in un'altra epoca ma viene inevitabilmente coinvolta dall'attuale. Deliziosa nella descrizione di certi personaggi o di certe situazioni, cela, senza riuscirci, un carattere passionale con spunti di malinconia.
Michelle - un blog in cui eleganza, magia e fantasia la fanno da padroni . I suoi post raffinati, aerei e solo apparentemente semplici vanno letti, riletti e meditati.
Antonio76 - non avrei voluto nominarlo perchè è già abbastanza megalomane di suo, ma come fare? è impossibile non nominare questo giovane vulcano. Ama la sua donna, lo sport, il cinema, il disegno, scrive racconti di eccezionale bellezza e complessità, si interessa di tutto con passione ed altruismo, sempre pronto a difendere i deboli e gli oppressi sia sul blog che nella vita. Come diceva un titolo costante della vecchia rivista "Selezione" è una persona che non dimenticherò mai.
Il meme è finito. E sono rimaste fuori alcune delle persone che mi sono più care tra le quali una in particolare che non potrei comunque nominare perchè il suo è un blog universale che non ha bisogno di "Awards".

lunedì 3 dicembre 2007

Educazione sessuale. Sì, ma quale?



Due commenti, uno di Info e l'altro di Giovanna mi hanno dato lo spunto per qualche riflessione sull'educazione sessuale dei nostri figli.
Già, educare, essere genitori, non è proprio facilissimo. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi è istintivo. Non occorre studiare i vari manuali degli "esperti" (ma esperti di che?). Bisogna dare amore, affetto, comprensione e educazione. Quest'ultima è forse la cosa più difficile. Importante è, innanzi tutto, dare il buon esempio in famiglia: evitare di mentire, evitare di picchiare, evitare di gridare, evitare di minacciare e saper ben calibrare la correzione degli errori ed il premio per il comportamento adeguato.
Non occorre profondersi in regali ma è sufficiente dare una carezza e dire sei stato bravo. Essere autorevoli e non autoritari, e soprattutto essere coerenti e fermi nelle decisioni. Non si debbono fare promesse o anche minacce, se non si è certi di mantenerle in ogni caso ed a qualsiasi costo. Particolarmente delicata è l'educazione sessuale.

Occorre ricordare che gli stimoli sessuali sono presenti fin dalla nascita. Secondo Freud anche l'atto del defecare comporta per il neonato una sensazione di piacere. Crescendo, il bimbo manifesterà probabilmente fin dai primissimi anni dei comportamenti masturbatorii.

Sono fasi assolutamente naturali che non bisogna colpevolizzare né evidenziare. Sarà sufficiente lasciare che la natura segua il suo corso e, se necessario, distrarre il bimbo o la bimba interessandolo a qualche gioco, ad una passeggiata o a qualsiasi altro interesse senza dare alcun peso a ciò che stava facendo.
Crescendo sarà il bimbo stesso a porre delle domande cui bisognerà rispondere con sincerità e semplicità evitando le solite stupidaggini della cicogna o dei cavoli, o la solita frase "sei troppo piccolo per capire". Anche la consueta perifrasi dell'ape e del fiore mi sembra sciocca e poco comprensibile, anche perché i nostri bimbi di api e di fiori ne avranno visti ben pochi.
Io direi che tutta la vita nasce da un seme, e che chi riceve quel seme lo fa crescere e diventare vivo. I bimbi sono generalmente felici di sapere che nella pancia della madre c'è un fratellino che cresce e non si stupiscono affatto.
Esempio pratico è mettere un fagiolo nella terra umida e far vedere, dopo qualche giorno, come da quel seme sia nata una pianta.
Certo, crescendo il bimbo andrà a scuola e molti ritengono che anche la scuola debba interessarsi di educazione sessuale. Io una volta ero favorevole, ma ora sono molto incerto. Chi ci garantisce che vi siano insegnanti sensibili, professionalmente preparati e all'altezza della situazione?
Ho letto recentemente un articolo sull'educazione sessuale in Germania che mi ha fatto rabbrividire e che qui vi riporto nelle sue grandi linee.

Secondo quanto scrive la tedesca Gabriele Kuby nella rivista "Tempi", il ministro per la famiglia Ursula von der Leyen, si è battuta per la statalizzazione dell'educazione dei bambini attraverso la sostituzione della madre con asili nido per garantire una migliore assistenza professionale.
Dopo aver accolti questi bimbi lo Stato si preoccupa di "sessualizzarli" attraverso la Centrale Federale per l'istruzione sanitaria, la BZgA che propone un Vademecum sull'educazione sessuale da uno a tre anni dove padri e madri sono invitati a "unire il necessario al piacevole, solleticando, accarezzando, coccolando il bambino quando lo si lava, nei più diversi punti del corpo" mentre per la scuola materna si invitano le bambine a guardare e toccare il loro corpo, a scoprire, solleticandoli, i loro organi genitali.

A nove anni comincia l'iniziazione alla contraccezione, con relativa "esercitazione".
Dopo i dieci anni si affrontano e si propagandano stili di vita omosessuali, bisessuali e transessuali. L'articolo della Kuby si conclude con un "svegliamoci" che mi sembra estremamente appropriato.

Secondo il mio parere di "non esperto" queste pratiche sono morbose, pericolose, diseducative e allucinanti e non manderei mai i miei figli in una scuola dove "questa" fosse l'educazione sessuale.

sabato 24 novembre 2007

LO STUPRO


Sono un pacifista e credo anche di essere abbastanza mite, ma se c'è una cosa che mi sconvolge e mi fa salire il sangue alla testa è la violenza. Ed ancor più se si tratta di una violenza sulle indispensabili compagne della nostra vita: le donne.
Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Non so quale impatto sull'opinione pubblica possano ancora avere queste ricorrenze. Temo che in questo mondo massificato, stordito, individualista, indifferente e corrotto ne possa avere ben poco. Eppure lo stupro è uno dei crimini più feroci e inqualificabili che si possano immaginare e dovrebbe scuotere nel profondo l'animo delle persone.
Ma le persone hanno ancora un'anima? Hanno ancora rispetto per sé stessi e per le loro gentili compagne di viaggio?
Quando riprenderanno, se mai lo faranno, a pensare e a ragionare non con la brutalità dei sensi, ma con la mente e soprattutto col cuore?
L'educazione, la morale, il sentimento, sembrano purtroppo scomparsi in molte, troppe persone e chi si permette di parlarne viene subito tacciato di essere, nel migliore dei casi un ottuso conservatore retrogrado, e nel peggiore uno sporco fascista.
Ma vogliamo cominciare a renderci conto della realtà? Quella vera, non quella degli spot televisivi o delle estrose teorie americaneggianti.
Le statistiche sono allucinanti: nel solo 2006 un milione e quattrocentomila fanciulle al di sotto dei sedici anni hanno subito uno stupro (statistiche ISTAT) , e ben sappiamo come queste statistiche non rappresentino che una piccola parte di ciò che realmente accade. Tra l'altro oltre il 90% di questi crimini avviene in famiglia o nell'ambito di parenti o conoscenti.
La stampa e i media danno invece ampio risalto solo ai casi in cui lo stupro è dovuto ad estranei o a stranieri, e ci si dimentica che questo avviene solo nel 6% dei casi, ma tanto basta per ingigantire le cose, e aizzare l'opinione pubblica contro chiunque sia, anche minimamente diverso da noi per la lingua, la religione o il colore della pelle!
Ci rendiamo conto che, sempre secondo le statistiche ufficiali la prima causa di morte delle donne tra i 14 e i 44 anni non è dovuta alle malattie, al cancro o alle cause accidentali, bensì è conseguenza della violenza subita da parte di un uomo?
E' avvilente pensare quanto poco aiuto ci venga da parte degli educatori, dei pedagoghi e da coloro che dovrebbero amministrare la giustizia. Le leggi ci sono, ed anche moderatamente severe. Ma quand'è che la magistratura si ricorderà di applicarle?
Risulta che neanche il 25% degli autori dei fatti che vengono denunciati vanno in giudizio e di questi meno dell' 8% subisce una condanna che, nella maggior parte dei casi non comporta neppure la reclusione.
La situazione è assolutamente sconfortante. Mi si chiederà "ma tu non hai fiducia nella magistratura?" ed io, a differenza di tutti gli indagati che con espressione innocente ribadiscono la loro assoluta fiducia, rispondo con forza "No. Non ne ho affatto!"
Come posso aver fiducia in una magistratura che al suo più alto livello: "la Cassazione", annulla la condanna di un istruttore di guida, violentatore, perché la violentata portava i jeans e quindi "è impossibile sfilare i jeans se la vittima si oppone con tutte le sue forze".
E come è possibile aver fiducia nelle leggi e nella magistratura se i genitori sono stati privati di qualsiasi potere educativo? Una mamma, se dà uno schiaffo al figlio, rischia di essere incriminata. Un padre che punisce la figlia, che aveva rubata una collana alla sorella, imponendole di scrivere su di un quaderno - io sono una ladra - viene condannato!
Ma siamo impazziti?
Ma quando la smetteremo di lasciarci fare il lavaggio del cervello da questi "esperti soloni" da strapazzo che, con conferenze, libri, giornali e televisioni continuano a romperci le palle con i loro altisonanti discorsi sui "ragazzi che se vengono puniti si traumatizzano", e "che i genitori devono essere gli amici dei figli e rispettare le loro decisioni".
"soloni" cretini, cretini, cretini e altamente dannosi e perniciosi. I genitori devono fare i genitori, non gli amici. Stiamo facendo crescere generazioni di ragazzi molli, insicuri, violenti, infantili, drogati, incapaci di affrontare la vita con coraggio e intelligenza. Capaci solo di intendere il predominio della forza bruta e da qui il percorso è tutto in discesa: il bullismo, la prepotenza, l'imbecillità e lo stupro.

giovedì 15 novembre 2007

Che bambola!...



























Che direbbe oggi il buon Fred Buscaglione se vedesse queste... bambole? Lancerebbe ancora il suo celebre fischio di ammirazione?
Ahimè povero Fred, sarebbe una bella fregatura perchè queste bambole sono veramente... bambole. Sì, proprio bambole, scheletro e articolazioni in acciaio e pelle di silicone.
Non mi ero ancora ripreso dallo stupore nel vedere i robot-donna prodotti in Giappone ( vedi il mio post Io e... Caterina) che, leggendo Repubblica, trovo la notizia di queste bambole.
Non so che dire, per me, persona credo normale, la notizia è solo curiosa ed anche un po' deprimente, ma se penso che al mondo vi sono parecchie persone con gusti, diciamo, un po'... particolari, mi domando se effettivamente non sarebbe un gran bene se questi individui invece di fare i viaggi del sesso in Tainladia o in altri paesi esotici si comprassero queste... bambole. Almeno non farebbero più male a nessuno.
Qui di seguito riporto l'articolo di Repubblica dal quale ho omessi alcuni particolari perchè non mi andava di fare pubblicità ai produttori.
da La Repubblica:
Una volta c'erano le bambole: si gonfiavano e via per gli amanti del genere, dell'amore artificiale, feticista e squallido. Ora, alle soglie del Duemila, si cambia: ecco "xxxdoll". Sembra una donna, non lo è, ovviamente. E' una bambola, fatta di gomma siliconata, ma somiglia molto a avvenenti ragazze vere, anzi moltissimo: una roba inquietante, uno shock, sul serio. Le produce la xxxxxxxxxxxx, vendita attraverso Internet, almeno per il momento e, cosa agghiacciante, sembrano donne vere. Costo: quasi nove milioni di lire per il modello base, più 400 dollari per la spedizione postale, in totale quasi il prezzo di una utilitaria.
Cinque i modelli: Dimensioni, a piacere del cliente, ma si parte da un metro e sessantacinque centimetri per 45 chili. Poi si può scegliere tutto il resto: colore di occhi, capelli, unghie e pelle; dimensioni del seno, lunghezza delle gambe, tinta del rossetto, pettinatura (dieci modelli, dai boccoli al caschetto), incarnato, l'unica cosa che non cambia è lo scheletro snodabile in acciaio che (assicurano i produttori e lo specificano a chiare lettere) può assumere le più svariate e strampalate posizioni. Visto che si parla di sesso feticista meglio sorvolare su altri e irripetibili dettagli. Tutto agghiacciante, tutto vero. Tutto inquietante, tutto vero. Impressionante anche un breve video, per dimostrare l'elasticità del seno della bambola, siliconato, come quello delle donne che ricorrono alle magie dei chirurghi estetici. Sembra una scena di un film porno, è finto. xxxdoll, quella no: esiste, va a ruba, anzi, nonostante il costo stratosferico. Passano i mesi, la sua fama cresce e cresce la torma di adoratori-feticisti. Una volta c'era la bambola che ti dovevi spompare per gonfiarla, la trovavi nei sexy-shop oppure sulle reclame dei giornaletti pornografici ed era una roba triste, ma naif. Ora no, ora è diverso: la tecnologia evolve, il sesso feticista anche, lo squallore pure.

sabato 3 novembre 2007

PRIMI APPROCCI




Nel 1964 immaginai l’incontro di una bimba di nove o dieci anni con uno strano personaggio e scrissi un breve racconto che, nelle mie intenzioni, doveva apparire come una pagina del diario della bambina scritto, ovviamente, con un linguaggio abbastanza infantile.
Non ricordo più quale titolo avessi scelto per il racconto, comunque lo inviai alla Mondadori che il 5 aprile del ’64 lo pubblicò, con il titolo “Primi approcci” nel numero 331 dei Romanzi d’Urania. Ovviamente il mio racconto seguiva al romanzo principale che era “Gli incappucciati d’ombra”
Immaginate quale fu la mia sorpresa, tredici anni dopo, quando andai nel 1977 a vedere il film “L’uomo che cadde sulla terra”, interpretato dal cantante ed attore David Bowie, nel ritrovarvi parecchi elementi ed incredibili somiglianze con il mio racconto: la magrezza del protagonista, la debolezza dei suoi occhi, la sedia a rotelle, l’incredulità della gente e soprattutto la conclusione.
Bowie interpretava magnificamente Thomas Jerome Newton, un alieno che arriva sulla terra per procurare l'acqua e cercare inutilmente di salvare il suo pianeta dalla siccità.
Ovviamente è abbastanza improbabile che l’autore della trama del film abbia tratta ispirazione dal racconto scritto da uno sconosciuto giovane dall’altro capo del mondo, però…
Ad ogni buon fine mi fa piacere riproporre il mio racconto ai cari amici del blog, mantenendo il titolo datogli dalla Mondadori e attendendo i loro commenti e le loro considerazioni.

PRIMI APPROCCI

La casa di fronte alla mia è quella del signor Jones. Papà dice che il signor Jones è un vecchio pazzo ma la mamma dice che è soltanto uno straniero e che forse è così perché è stato sfortunato nella vita e non ha trovato nessuno che si prendesse cura di lui.
Papà scuote la testa e dice dove prenderà i soldi e mamma dice mah.
I vicini hanno paura di lui e dicono a noi bambini di non avvicinarci perché ci mangia.
Il signor Jones è magrissimo, ha la barba rossa e gli occhiali neri neri che non si toglie mai. Non esce mai fuori dal suo giardino e va in giro su una sedia con le ruote.
Durante la settimana lo va a trovare la vecchia Mattia che è una nera grassa grassa che si chiama così perché il padre non sapeva che è un nome di uomo.
Mattia cammina lentamente e si muove a destra e sinistra come le oche, ma è fortissima e dice non ho paura neanche del demonio. Un giorno Jeff che è cattivo ed è stato in prigione ha voluto prendere la sua borsetta ma lei con uno schiaffo l’ha gettato in terra e poi gli ha dato anche un calcio.
Mattia va a comprare il latte e i biscotti al signor Jones che mangia solo quello e poi gli sbriga le faccende di casa,
Un giorno sono andata piano piano vicino al signor Jones che stava davanti allo scalino di casa sua, e non sapevo se mi guardava perché con gli occhiali neri non si vede.
Avevo un po’ paura però l’ho guardato e poi gli ho chiesto se è vero che mangia i bambini. Lui mi ha detto di sì ma si è messo a ridere, e così ho visto che è senza denti. Poi mi ha chiesto se volevo comprargli il latte.
Io l’ho comprato e lui mi ha detto che sono una brava bambina e che gli ricordo sua figlia. Io allora mi sono arrabbiata e gli ho detto che dice bugie, perché sua figlia non si è mai vista. Allora il signor Jones mi ha fatto sedere sullo scalino e mi ha chiesto se avevo paura di lui. Io ho detto di no e lui mi ha raccontato che dove stava prima aveva una figlia e poteva camminare perché era più leggero.
Io ho chiesto perché non tornava dove stava prima e lui non ha risposto ed è rimasto zitto zitto. Dopo un po’ mi sono annoiata e gli ho tirata la giacca per vedere se dormiva e lui si è girato verso di me. Poi ha sospirato e ha detto che tanto a me lo poteva dire che lui era uno straniero e che gli faceva bene dirlo finalmente a qualcuno. Io gli ho detto che lo sapevano tutti e che lo sapevo pure io che era uno straniero e lui si è messo a ridere e mi ha detto tu non sai quanto perché vengo da una stella che sta nel cielo. Gli ho chiesto se stava con babbo Natale e lui mi ha detto di no, che stava più lontano ancora e che era venuto con una macchina speciale che poi si era rotta.
Io allora mi sono ricordata dei giornalini di mio fratello grande che leggo di nascosto perché mamma non vuole e ho chiesto al signor Jones se era uno spaziale. Lui mi ha guardato a lungo senza parlare, poi ha detto di sì, e io gli ho detto che era un bugiardo perché non aveva le antenne e la faccia verde, e lui si è messo a ridere e mi ha detto che non tutti gli spaziali hanno le antenne e che lui però aveva gli occhi diversi. Io gli ho detto di farmeli vedere e lui mi ha chiesto se avevo paura. Io gli ho detto di no e allora si è tolto gli occhiali e mi ha fatto vedere che aveva gli occhi tutti rossi. Gli ho detto che mi sembrava il nostro coniglio e lui si è messo a ridere mi ha dato una moneta e mi ha detto di tornarmene a casa.
A casa ho detto alla mamma che il signor Jones è uno spaziale con gli occhi rossi e lei mi ha detto di non fare la scema. Io ho detto che me l’aveva detto lui e che avevo visto io che aveva gli occhi rossi e la mamma ha gridato che sono una cattiva bambina perché dico le bugie e poi ha detto a papà di non far comprare più a mio fratello grande quei giornalini perché ci riempiamo la testa di sciocchezze.
Io ho gridato che avevo detta la verità e di chiederlo al signor Jones e papà ha fatto la faccia seria seria e mi ha detto che mi dava uno schiaffo e di non permettermi più di andare dal signor Jones.
Quando sono uscita ho visto il signor Jones che mi guardava dalla finestra e sorrideva.
Allora io gli ho tirato fuori la lingua. Non so perché l’ho fatto, lui ha abbassata la testa e sembrava triste ed io mi sono pentita e mi ha fatto dispiacere.

a proposito di Padre Pio


per chiarire meglio le varie cose che si vanno pubblicando sui giornali e che vengono trasmesse per televisione, riporto un interessante articolo di Stefano Campanella.
27/10/2007) Per completare la verità su Padre Pio.
Il documento che chiarisce alcuni aspetti della vita di Padre Pio messi in ombra da due recenti articoli di un quotidiano.
La Premessa.
Il 24 ottobre il Corriere della Sera ha pubblicato un «brano» di un libro del prof. Sergio Luzzatto nel quale è riportata la testimonianza di due farmacisti ai quali Padre Pio ha chiesto «in stretto segreto dell’acido fenico puro» e, successivamente, «quattro grammi di veratrina».
Ciò ha fatto sorgere a uno dei due farmacisti «il sospetto grave, gravissimo, che il frate si servisse dell’una o dell’altra sostanza irritante “per procurarsi o rendere più appariscenti le stigmate delle mani”». Oltre a riportare questi fatti, l’autore commenta: «Più che profumo di mammole o di violette, odore di santità, dalla cella di padre Pio erano sembrati sprigionarsi effluvi di acidi e di veleni, odore di impostura».
Il giorno dopo, lo stesso quotidiano, riportava un articolo firmato da Aldo Cazzullo con altri stralci tratti dallo stesso libro, non ancora in commercio. Questa volta viene reso noto il contenuto di «quattro foglietti» scritti da Papa Giovanni XXIII il 25 giugno 1960, nei quali si legge: «L’accaduto – cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona – fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente». Questa la “verità” che il quotidiano ha voluto far conoscere. Ma non è tutta la verità.
I farmaci dello “scandalo”.
In un Dizionario dei Medicamenti del 1965 si legge che l’acido fenico ha «potere antisettico», in passato «fu adoperato da Lister per l’antisepsi operatoria, ma ora è abbandonato perché all’antisepsi si è sostituita l’asepsi ed anche perché nella disinfezione del campo operatorio è sostituito da altri antisettici» ed è «usato con qualche frequenza nella disinfezione di piaghe e di ferite infette» (1). Lo stesso testo indica che la veratrina, «applicata sulla cute e sulle mucose determina irritazione fortissima (senso di calore, di bruciore ecc.) a cui segue, specialmente se la veratrina è sciolta nell’alcool, o mescolata con grasso, ottundimento della sensibilità» (2). In termini più semplici: era usata come anestetico locale. Che Padre Pio utilizzasse il primo prodotto non era certo un mistero. Lo ha attestato anche padre Paolino da Casacalenda (3), che nelle sue memorie ha scritto: «Padre Pio per pulire le ferite ed arrestare il sangue usava l’acido fenico» (4).
Si legge sul Corriere del 24 ottobre: «A Foggia, voci sul ritrovamento di acido fenico nella cella di padre Pio avevano circolato già nella primavera di quel 1919, inducendo il prof. Morrica a pubblicare sul Mattino di Napoli i propri dubbi di scienziato intorno alle presunte stigmate del cappuccino».
Certamente questi dubbi furono condivisi anche dal prof. Amico Bignami, ordinario di Patologia Medica alla Regia Università di Roma che, nel mese di luglio del 1919 fu incaricato da padre Giuseppe Antonio da Persiceto, procuratore e commissario generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, di visitare il Frate di Pietrelcina e di riferire il suo giudizio. Quando il prof. Bignami incontrò Padre Pio, gli chiese il «perché applichi la tintura di iodio», un altro antisettico, con blanda azione emostatica. Il Frate rispose «che la usa come disinfettante un paio di volte alla settimana e anche e anche più spesso; ed anche la usa, perché, a suo dire, se non la applica, le lesioni facilmente sanguinano» (5). Bignami concluse la sua relazione escludendo che le stimmate «siano state determinate artificialmente e volontariamente», anche perché «l’impressione di sincerità che ha fatto in me Padre Pio – ha scritto il cattedratico – mi impedisce di pensare alla simulazione senz’altro» (6). Però il prof. Bignami ipotizzò «che le lesioni descritte siano cominciate come prodotti patologici (necrosi cutanea multipla della cute) e siano state forse incoscientemente e per un fenomeno di suggestione, completate nella loro simmetria e mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio con la tintura di iodio» (7).
La certezza doveva scaturire da un esperimento, chiesto espressamente dal cattedratico romano: «Essendosi egli persuaso che il suo giudizio era il vero, perché potesse aversi una prova del fatto, diede ordine al Provinciale (era padre Pietro da Ischitella n.d.a.) di proibire l’uso di qualsiasi medicinale, specialmente dell’acido fenico, da applicarsi sulle ferite e anzi poi ordinò di fasciare e suggellare le ferite alla presenza di due testimoni e di controllare i suggelli delle stesse alla presenza degli stessi testimoni, per otto giorni, affinché si potesse avere la certezza che le ferite non erano state affatto toccate, molto meno curate. Dopo otto giorni bisognava fare una coscienziosa relazione per dire se le ferite si erano rimarginate oppure no».
Tutto fu eseguito scrupolosamente. «L’ottavo giorno in cui furono definitivamente tolte le fasce al Padre Pio, mentre Egli celebrava la Messa, colava tanto sangue dalle mani che fummo costretti a mandare dei fazzoletti perché il Padre potesse asciugarlo. Nella relazione che mandammo al Molto Reverendo Padre Provinciale, sottoscritta dai testimoni e da me, nel riferire coscienziosamente che nei controlli giornalieri le fasce e i sigilli furon trovati sempre a posto facemmo notare questa circostanza del sangue durante la Messa, perché ci parve una prova veramente chiara che il Signore dava contro il giudizio del prof. Bignami» (8).
L’azione caustica.
Il Dizionario dei Medicamenti evidenzia l’azione caustica sia dell’acido fenico, sia della veratrina. Ma – chiedo agli specialisti – può l’azione caustica arrivare a forare completamente una mano o un piede? Il dott. Luigi Romanelli, primario chirurgo all’ospedale civile di Barletta, che per primo, a maggio del 1919, visitò le stimmate di Padre Pio su incarico di padre Benedetto da San Marco in Lamis, ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di Foggia, scrisse nella sua relazione che «applicando il pollice nella palma della mano e l’indice nel dorso, coprendo in tal guisa le due zone descritte e facendo pressione, che riesce oltremodo dolorosa, si ha la percezione esatta del vuoto esistente fra le due dita» (9).
Fece la stessa esperienza, anche se solo per sua “curiosità”, il dott. Andrea Cardone, che aveva curato il Frate a Pietrelcina. «Per rendersi conto se le piaghe di Padre Pio erano aperte o si fossero rimarginate, fece entrare nella piaga della mano destra del Padre il pollice e l’indice in modo che si toccassero l’un l’altro. Padre Pio ne provò un grande strazio ed esclamò: “Eh, dottore, sei come san Tommaso?… A me le ferite fanno male»(10).
Lo stesso medico ha dichiarato per iscritto che i fori attraversavano il palmo delle mani da parte a parte, tanto da vedere la luce filtrare»(11). Anche alcuni frati hanno potuto fare l’identica constatazione. Un’altra prova. Se la proibizione di padre Pietro da Ischitella di usare l’acido fenico e l’esperimento suggerito dal prof. Bignami non fossero sufficienti a fugare i dubbi, c’è un altro elemento che va evidenziato per un’analisi storica non lacunosa sulle stimmate di Padre Pio: queste scomparvero poco prima della morte senza lasciare alcuna traccia di cicatrice.
In merito, il dott. Paolo Maria Marianeschi, specialista in chirurgia generale presso la Clinica chirurgica dell’Università di Perugia, durante il Convegno di studio sulle stimmate del Servo di Dio Padre Pio da Pietrelcina (12), ha affermato che «le lesioni cutanee profonde guariscono sempre con cicatrice… Nell’uomo la cicatrizzazione è un processo obbligatorio e non facoltativo… esso è necessariamente ed automaticamente innescato nel momento stesso in cui si produce la lesione anatomica dei tessuti». Per cui «la scomparsa delle stimmate di Padre Pio o la loro guarigione acicatrizziale che dir si voglia è un vero e proprio assurdo fisiopatologico».
Detto in termini più semplici: «La Medicina può solo affermare che la scomparsa delle stimmate di Padre Pio è una guarigione straordinaria che rappresenta un vero e proprio salto dal corso naturale degli eventi»(13). Tutto questo smonta ampiamente l’ipotesi autolesionistica sulle stimmate di Padre Pio e accredita quella di una origine soprannaturale. «In stretto segreto». Il fatto che Padre Pio chiedesse i due farmaci «in stretto segreto» è certamente dovuto alla sua necessità di tenere nascoste le stimmate, che erano per lui motivo di confusione e di mortificazione e di vergogna, come si evince da numerose pagine del suo epistolario.
Quando, nel 1910, a Pietrelcina comparvero per la prima volta questi segni, il Frate informò padre Benedetto da San Marco in Lamis, che era il Ministro Provinciale, ma anche il suo direttore spirituale, con una lettera dell’8 settembre 1911, nella quale spiegava: «Questo fenomeno è quasi da un anno che si va ripetendo, però adesso era da un pezzo che più non si ripeteva. Non s’inquieti però se adesso per la prima volta glielo dico; perché mi sono fatto vincere sempre da quella maledetta vergogna. Anche adesso se sapesse quanta violenza ho dovuto farmi per dirglielo!» (14).
Dopo la prima comparsa, poiché la sua «anima a tal fenomeno rimase assai esterrefatta, pregò il Signore che avesse ritirato un tal fenomeno visibile. Da allora non apparsero più; però, scomparse le trafitture, non per questo scomparve il dolore acutissimo» (15). Il 20 settembre 1918 quelle piaghe si riaprirono. Per quasi un mese Padre Pio non scrisse nulla a padre Benedetto. Solo il 17 ottobre trovò la forza di prendere la penna in mano, ma la sua narrazione dell’accaduto era confusa: «Sarà necessario che io pronunzi il mio fiat nel mirare quel misterioso personaggio che mi impiagò tutto e non desiste dalla dura, aspra, acuta e penetrante operazione, e non dà tempo al tempo che venga a rimarginare le piaghe antiche, che già su di queste ne viene ad aprire delle nuove con infinito strazio della povera vittima?… Deh! Cessi da me questo strazio, questa condanna, questa umiliazione, questa confusione!» (16). A questo punto il Ministro Provinciale si allarmò e gli ordinò: «Figliuol mio, dimmi tutto e chiaramente, e non per accenni. Qual’è l’operazione del personaggio? di dove scorre il sangue e quante volte al giorno o alla settimana? che è avvenuto alle mani e ai piedi, e come? Voglio sapere per filo e per segno tutto e per santa ubbidienza» (17).
Solo dietro imposizione «per santa ubbidienza», il Frate stigmatizzato, il 22 ottobre 1918, raccontò dettagliatamente ciò che gli era accaduto il 20 settembre precedente. Ma lo fece con grande difficoltà e senza nascondere il suo disagio. «Mio Dio – si legge in quella lettera di risposta a padre Benedetto – che confusione e che umiliazione io provo nel dover manifestare ciò che tu hai operato in questa tua meschina creatura!»(18). Se Padre Pio aveva tanta difficoltà, persino con il suo direttore spirituale, a rendere nota l’esperienza mistica che viveva, come avrebbe potuto spiegare alla farmacista interpellata il motivo per cui gli servivano le due sostanze richieste?
L’opinione di Papa Giovanni XXIII.
Nei «foglietti» di Papa Giovanni il giudizio segue una premessa: «si vera sunt quae referentur». Cioè, se sono vere le cose riferite. Infatti il Card. Tardini chiamò per telefono mons. Loris Capovilla, all’epoca segretario particolare del Pontefice, e «lo invitò a scendere nel suo appartamento per prendere le bobine delle “registrazioni” e farle ascoltare al Papa. Papa Giovanni non volle, dicendo che tutta la vicenda era in mano ai responsabili del S. Officio: esaminassero in coscienza» (19).
Dunque «da parte del Papa non c’era alcun pregiudizio. Erano gli uffici a trasmettere notizie negative su quanto avveniva a San Giovanni Rotondo, e il Papa non poteva far altro che prenderne atto» (20).
A chiarire ogni cosa fu l’arcivescovo di Manfredonia, mons. Andrea Cesarano «che si recò a fare visita al Santo Padre nel 1961 e che lo vide turbato. Non ebbe da lui il solito tono di giovialità come per le altre volte, data l’antica amicizia, ma che subito gli chiese: “Che mi racconti di Padre Pio?” “Santità…” “Non chiamarmi santità – lo interruppe – “chiamami don Angelo come hai sempre fatto. Dimmi di lui!” “Padre Pio è sempre l’uomo di Dio che ho conosciuto all’inizio del mio trasferimento a Manfredonia. E’ un apostolo che fa alle anime un bene immenso”. “Don Andrea, adesso si dice tanto male di Padre Pio”. “Ma per carità, don Angelo. Sono tutte calunnie. Padre Pio lo conosco sin dal 1933 e t’assicuro che è sempre un uomo di Dio. Un santo”. “Don Andrea, sono i suoi fratelli che l’accusano. E poi… quelle donne, quelle registrazioni… Hanno perfino inciso i baci”.
Poi il Santo Padre tacque per l’angustia e il turbamento.
Monsignor Cesarano, con un fremito che gli attraversava l’anima e il corpo, tentò di spiegare: “Per carità, non si tratta di baci peccaminosi. Posso spiegarti cosa succede quando accompagno mia sorella da Padre Pio?” “Dimmi”. E monsignor Cesarano raccontò al Santo Padre che quando sua sorella incontrava Padre Pio e riusciva a prendergli la mano, gliela baciava e ribaciava, tenendola ben stretta, malgrado le vive rimostranze nel timore di sentire un ulteriore male per via delle stigmate.
Il buon Papa Giovanni alzò lo sguardo al cielo ed esclamò: “Sia lodato Dio! Che conforto che mi hai dato. Che sollievo! Ti prego, avverti subito il Cardinale Tardini e il Cardinale Ottavini del tuo arrivo. Di’ a loro ciò che hai raccontato a me. Domani ci sarà la riunione dei membri del Santo Offizio che discuteranno proprio il caso di Padre Pio. Io ti preannunzierò ai due Eminentissimi con una telefonata”.
Anche loro riconobbero “infondate” le accuse contro il venerato Padre. In seguito proprio in forza della deposizione di monsignor Cesarano, avvalorata da altre testimonianze favorevoli a Padre Pio, fu evitato l’irreparabile». A mons. Cesarano «il Papa nel corso di quel colloquio mostrò alcune fotografie compromettenti del Padre amato accanto a donne». L’Arcivescovo «lo rassicurò dicendo che erano degli evidenti fotomontaggi e il Santo Padre si rasserenò» (21). Fu svelata, infine, la menzogna secondo cui Padre Pio avrebbe predetto il pontificato a Roncalli. «Non se l’è mai sognato» (22), garantì mons. Cesarano.
Questo chiarimento avrebbe potuto esserci molto tempo prima. Infatti il Pastore dell’Arcidiocesi di Manfredonia tentò di «rendere omaggio al Papa» prima di quella data, ma gli rispondevano «che è tanto occupato» e che era necessario «attendere di essere chiamato da lui… E quando mons. Cesarano ottenne l’udienza fu accolto con grande benignità e con un affettuoso rimprovero per non essersi fatto vedere da tanto tempo» (23). Ecco perché il Pontefice affermò: «Su Padre Pio mi hanno ingannato». Tale dichiarazione fu riferita a padre Gabriele Amorth «da molte persone», tra le quali «il marchese Oddone Tacoli, uno dei tre segretari al Soglio di Papa Giovanni» (24), amico e compagno di studi del noto sacerdote paolino.
I due Papi.
Con l’articolo del 24 ottobre è stata pubblicata una fotografia di Giovanni Paolo II con la seguente didascalia: «Il processo che portò alla canonizzazione di Padre Pio, fortemente voluta da Giovanni Paolo II, ebbe inizio con il “nihil obstat” del 29 novembre 1982. Il 20 marzo 1983 iniziò il processo diocesano, il 21 gennaio ’90 Padre Pio venne proclamato venerabile (la data è sbagliata, quella corretta è 18 dicembre 1987 n.d.a.). Fu beatificato il 2 maggio ’99 e proclamato santo il 16 giugno 2002 come san Pio da Pietrelcina».
L’accostamento può indurre a sospettare che il Pontefice, di cui è in corso il processo di beatificazione, abbia fatto percorrere alla causa di Padre Pio una scorciatoia. In realtà così non è, nonostante Papa Wojtyla desiderasse proclamarlo personalmente beato e santo. Lo ha dichiarato, in tempi non sospetti, mons. Edward Nowak, all’epoca segretario della Congregazione delle Cause dei Santi. L’Arcivescovo, infatti, ha rivelato che «il Santo Padre non solo mi esortava a condurre avanti il processo di Padre Pio, ma proprio mi tormentava, se così si può dire. Qualche volta quando siamo stati insieme a tavola, la prima domanda era sempre questa: “A che punto stiamo con la causa? A che punto stiamo con la causa?”. Io dicevo: “Padre Santo, da San Giovanni Rotondo, dalla diocesi di Manfredonia, ci hanno mandato due scaffali di documenti, cioè 104 volumi del processo. Se la vostra Santità mi autorizza a bruciare tre quarti, andiamo domani alla beatificazione e alla canonizzazione”. Il Santo Padre rispose: “No, no, studiatele bene, studiatele bene queste carte”».
Questo è sempre stato un punto fermo nel modo di agire di Giovanni Paolo II, per ogni processo. «Lui è sempre del pensiero di fare tutto in maniera molto molto dettagliata perché questo giova anche alla figura stessa (del Servo di Dio n.d.a.) così che si chiariscono tutti i dettagli della vita, così non ci saranno difficoltà, critiche o altre voci, così possiamo andare sicuri alla beatificazione e alla canonizzazione». «Questo argomento (della causa di beatificazione di Padre Pio n.d.a.) – ha aggiunto mons. Nowak – era sempre presente nei nostri incontri. Qualche volta c’era la signora Poltawska, quella per cui il Santo Padre come vescovo di Cracovia ha chiesto una speciale grazia da parte di Padre Pio, e questa tormentava ancora di più del Santo Padre, dicendo che “questi nella Congregazione non si muovono, non si muovono, vanno troppo lenti, troppo lenti”» (25). Nell’articolo del 25 ottobre sono stati riportati alcuni giudizi espressi da Papa Giovanni XXIII su Padre Pio sulla base di informazioni riferite, ma non le affermazioni successive al chiarimento, nonostante siano già pubblicate da anni. Questo potrebbe indurre i lettori a pensare a una sorta di contrapposizione fra Padre Pio e la Chiesa e, in particolare, questo Pontefice. Questa contrapposizione non c’è mai stata. Il vero atteggiamento di Papa Roncalli lo abbiamo dimostrato. Quello di Padre Pio si può ricavare da una sua frase e da un episodio. La frase non ha bisogno di commenti: «Dolce è la mano della Chiesa anche quando ci percuote, perché è sempre la mano della madre» (26).
L’episodio ha avuto per protagonista il prof. Felice Spaccucci, autore di un libro intitolato “I cinque Papi di Padre Pio”, scritto quando il Cappuccino stigmatizzato era ancora in vita. «Avendo vissuto il periodo di Papa Giovanni a San Giovanni Rotondo, avendo assistito a tante angherie nei confronti di Padre Pio, certo non ero benevolo nei confronti di Papa Giovanni», ha dichiarato l’autore. «Avevo fatto – ha proseguito nel suo racconto – il capitolo su Papa Giovanni XXIII, l’avevo terminato. Ritornato a San Giovanni Rotondo di passaggio e confessandomi da Padre Pio, alla fine mi disse: “Uhè, guagliò, quel capitolo su Papa Giovanni non mi piace. Non l’aveva letto. Quindi poi rifeci tutto il capitolo» (27).
San Giovanni Rotondo, 27 ottobre 2007. Stefano Campanella direttore responsabile Tele Radio Padre Pio.
(1) Medicamenta – Cooperativa Farmaceutica Milano - VI edizione 1965, p. 3508 e 3509. (2) Ivi, p. 4640. (3) Era superiore del Convento di San Giovanni Rotondo quando arrivò Padre Pio e mantenne l’incarico fino al 29 settembre 1919. (4) Padre Paolino da Casacalenda Le mie memorie intorno a Padre Pio a cura di P. Gerardo Di Flumeri – Edizioni Padre Pio da Pietrelcina 1978, p. 166. (5) Relazione del prof. Amico Bignami in Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina a cura di padre Gerardo Di Flumeri, p. 176. (6) Ivi, p. 177. (7) Ivi, p. 178. (8) Padre Paolino, Le mie memorie, o.c., p. 170 e seg. (9) Relazione del dott. Luigi Romanelli in Le stigmate, o. c., p. 149. (10) Fra Modestino da Pietrelcina Io… testimone del Padre Edizioni Padre Pio da Pietrelcina 1992, p. 33. (11) Dichiarazione del dottor Andrea Cardone in Le stigmate, o.c. p. 309. (12) Si è svolto a San Giovanni Rotondo dal 16 al 20 settembre 1987. (13) Atti del Convegno di studio sulle stimmate del Servo di Dio Padre Pio da Pietrelcina Edizioni Padre Pio da Pietrelcina 1988, p. 238 e segg. (14) Pio da Pietrelcina Epistolario Vol. I – Edizioni Padre Pio da Pietrelcina 1995, p. 234. (15) Ivi, p. 669. (16) Ivi, p. 1090. (17) Ivi, p. 1091. (18) Ivi, p. 1093. (19) Pro-memoria di mons. Valentino Vailati, arcivescovo di Manfredonia e Presidente del Tribunale perla Causa di Padre Pio dopo un colloquio con mons. Loris Capovilla in Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Pii a Pietrelcina Positivo super virtutibus Vol. I/1, p. 137. (20) Intervista di mons. Capovilla al quotidiano on-line Petrus del 26 ottobre 2007. (21) Padre Carmelo da Sessano Padre Pio, Uomo santo di Dio Edizioni Pugliesi 2002, p. 177 e 179. (22) Mario Cinelli e Lorenzo Gulli Padre Pio Giovanni XXIII Rai Eri 2002, p. 95. (23) Ivi, p. 92. (24) Intervista dell’autore a p. Gabriele Amorth del 28 agosto 2007. (25) Stefano Campanella Il Papa e il Frate Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, Seconda Edizione, p. 209 e seg. (26) Marciano Morra Padre Pio e la Chiesa madre di santi e di peccatori Edizioni Casa Sollievo della Sofferenza – Edizioni Padre Pio da Pietrelcina 2007, p. 168. (27) Intervista rilasciata dal prof. Felice Spaccucci a Tele Radio Padre Pio.
di Stefano Campanella

mercoledì 31 ottobre 2007

L'orso Ceppalonius e il leprotto Sergeius




C'era una volta il leprotto Sergeius Demagistratibus. Era uno stimato giurista, un animaletto grassoccio, anzianotto, tranquillo e cortese che benché fosse notoriamente un anarcoliberalfascistazzo era abbastanza benvoluto e stimato dalla comunità della foresta per la sua onestà, ed era sempre disponibile a dare una mano a chi ne aveva bisogno.
Veniva spesso invitato ad indagare su alcuni personaggi poco raccomandabili e in quei giorni aveva in corso una ricerca circa alcune attività del bieco orso Ceppalonius.
Nella sua tana aveva una ricca raccolta di pandette e, ovviamente, di carote ma, poiché non era avaro, non si lamentava se talvolta veniva l'attempata gattona Grace a chiedergliene una per certe sue strane abitudini.
Il giorno del compleanno di Info una micia tigrata comunistazza, loro grande amica, che aveva raggiunta la soglia dei 40 anni decise, d'accordo con Esy , una soriana un poco cicciottella ma ancora avvenente, di farle una sorpresa.
Con qualche difficoltà convinsero il rospo Marcos a recarsi alla festa assicurandogli che Info, una volta brilla, l'avrebbe baciato avidamente sulla bocca per trasformarlo in principe.
Conoscendo i gusti della festeggiata e pregustando anche il futuro idillio, comprarono alcune casse di Nero d'Avola, Nebbiolo, Barbera, Sangiovese, Primitivo e Montepulciano. Tutti vini rigorosamente rossi.
Praticamente tutta la comunità della foresta si era intanto incamminata per recarsi alla festa. C'erano il sapiente Antonio76 con la collega nA', le Mucche assassine, il marziano Feloi, i litigiosi grilli informatici Liandyer e il Giomba, la Balene bianche, Red Bull, la Giraffa, la Lumachina, la candida micia Faralunetta, e molti altri che sarebbe troppo lungo nominare.
Sergeius si era attardato. Aveva voluto a tutti i costi portare personalmente anche una cassa di Corvo di Salaparuta. All'improvviso un forte rumore di rami infranti e un pesante calpestio lo fecero voltare.
Dietro di lui, ghignante e con fili di bava che colavano oscenamente dalle zanne, si ergeva il suo mortale nemico: l'orso Ceppalonius.
Intuendo le intenzioni cannibalesche dell'avversario, Sergeius si diede ad una disperata fuga ma la vecchiaia e la stanchezza ebbero presto ragione di lui e, pur correndo quanto più poteva, stava ormai per essere agguantato e divorato.
La fine sembrava ormai vicina per il vecchio leprotto quand'ecco, in una nuvola di fumo e scintille, apparire le magiche Bruja e Stregagatta.
"Fermi tutti" gridarono. " Abbiamo deciso di dare ad entrambi la facoltà di formulare tre desideri che noi esaudiremo!".
Ceppalonius , con gli occhi subito arrossati dalla consueta libidine, gonfiò il torace e disse: " Voglio che tutti gli orsi, escluso me, diventino femmine". E il leprotto subito: "voglio un casco, un bellissimo robusto casco da motocross"
"molto bene" disse Stregagatta "i vostri desideri sono esauditi. E il secondo?"
E Ceppalonius , lisciandosi il pelo e leccandosi i baffi ghignò: "Voglio che tutte queste femmine di orso siano sexy, voluttuose e bellissime!" e Sergeius " Ed io invece voglio una moto, una potente motocross con una cilindrata 500"
L'orso si rotolava per terra dalle risate, sghignazzando per le modeste richieste di Sergeius al pensiero che questi avrebbe potuto chiedere cose molto più importanti. "Ah, ah, ah, ho sempre pensato che tu fossi un cretino incapace! Ti farò espellere dalla foresta e poi ti cucinerò in salmì con contorno di Viagra, ah, ah, ah".
"Fatto. Ora ditemi il terzo ed ultimo desiderio" sentenziò Bruja.
"Voglio che tutte quelle bellissime orse si mettano in fila e vengano da me" ruggì Ceppalonius sempre più assatanato e con gli occhi porcini ridotti a fessure libidinose.
Il vecchio leprotto indossò con calma il casco, salì sulla motocross, fece partire il motore e, partendo a razzo, gridò: "ed io voglio che questo stronzo di Ceppalonius diventi Frocioooo! "
"Fatto." Sorrisero Bruja e Stregagatta, scomparendo in una nuvola di fumo.

domenica 28 ottobre 2007

Io e ... Caterina?


Leggo e riporto dal Corriere Della Sera:


I nuovi umanoidi? Sono sempre più veri


Actroid farà la guida nei musei, Qrio giocherà con i nostri bambini e Tmsuk IV aiuterà gli anziani. Giappone protagonista
Actroid, umanoide della Kokoro, sembra vera (Ap)
TOKYO - Sembra vera, ma non lo è. Actroid è un nuovo modello di androide che ha la pelle che sembra vera, in realtà è di silicone, sbatte le ciglia e parla. Ha le parvenze di una seducente donna giapponese, sa esprimere circa 40 emozioni e muove le braccia con naturalezza. Si chiama «Actroid» ed è stata presentata alla «International Robot exibition », esposizione che questo novembre si è tenuta a Tokyo e che ha attratto più di 100.000 visitatori. Actroid è alta 1.58 metri e pesa 30kg ed è dotata di uno speciale azionatore (l'«airthurbo») che attraverso i muscoli facciali le permette di esprimere emozioni e di parlare, oltre che di muovere le braccia. La Kokoro Co. Ldt e la Università di Osaka, creatori di «Actroid», contano di metterla sul mercato l'anno prossimo come guida nei musei, negli hotel e nei ristoranti.

Nel 1980 il bravissimo Sordi si cimentò come regista ed attore in una commedia satirica: Io e Caterina. Malgrado il film comprendesse anche attori di successo quali Chaterine Spaak, Rossano Brazzi, Edwige Fenech (Antonio76 sicuramente l’avrà visto) ed altri bravi interpreti, l’opera si rivelò piuttosto insipida e scialba. In pratica si trattava di un uomo di successo, con moglie, amante e cameriera, il quale stufo di tutte queste donne se ne liberava e acquistava un perfezionatissimo robot femminile tuttofare. Caterina appunto. Nel corso della vicenda il robot acquistava caratteristiche sempre più femminili fino a diventare ostile ed estremamente gelosa nei confronti di una donna invitata in casa dal padrone.
Ho ricordato questo film leggendo l’articolo di cui sopra ed anche la notizia che uno scienziato dell'Università di Maastricht in Olanda, un certo David Levy ha effettuato uno studio, per il quale è stato anche premiato, in cui è previsto che entro 40 o 50 i robot saranno talmente perfezionati che assumeranno oltre all’ apparenza anche funzioni e personalità umane al punto che si renderà inevitabile utilizzarli come strumenti di sesso (mandando in pensione le attuali bambole di gomma) fino a giungere persino al matrimonio.
Scenario allucinante!
- Pronto? Parlo con l’elettricista? Gentilmente può venire a casa mia? Mia moglie ha un paio di circuiti danneggiati e ha bruciato le bistecche.
- Pronto? Parlo con l’idraulico? Mia moglie ha un occlusione del tubo di scarico e non ci si può avvicinare per il cattivo odore. Come? Domani? Non è possibile, la prego venga subito, i vicini si stanno già lamentando!
- Pronto? Parlo col programmatore? Mio marito ha il software fuori uso e sta rincorrendo come un assatanato il postino!
Ma siamo impazziti? Già oggi le nostre povere metà della mela stanno diventando semibioniche a furia di chirurgia plastica alle tette, alle labbra, al naso, ai glutei e così via…
No, no. Mi rifiuto di pensare che ci sarà un mondo simile, ma questo David Levy non poteva studiare cose più simpatiche?... che so…farfalle, coleotteri, api…
Per quanto mi riguarda viva le donne “natùre”, viva le donne con i peli sotto le ascelle, viva le donne cicciotelle, viva le donne magre, viva le donne con i loro seni comunque siano: grandi, piccoli, a pera, a coppa di Champagne, sodi oppure un po’ rilassati.
Viva le donne comunque e che David Levy insieme con il personale della Cokoro Co. Ldt venga rinchiuso a vita dove non potrà nuocere a nessuno!

I POLIBUROSAURI SONO TRA NOI


Leggo sul “TIMES” , a proposito del ddl Levi-Prodi, che secondo gli standard medi del G8 l’Italia appare uno strano paese. Un paese di legislatori ottuagenari dai quali c’è da aspettarsi qualsiasi cosa proprio in conseguenza della loro avanzata età.
Il Governo italiano sembra quindi, agli occhi del mondo e probabilmente lo è, incapace di adattarsi al mondo moderno e soprattutto alle nuove sfide della globalizzazione ed alle nuove tecnologie..
Sono parole ironiche ma che rivelano una palpabile realtà. Guardando gli altri paesi occidentali vediamo che la differenza di età tra i loro governanti che a stento superano i 50 anni, ed i nostri è abissale. Se consideriamo poi che (fortunatamente) gli italiani sono tra i popoli più longevi e che il numero delle persone anziane è cresciuto al di là di ogni previsione non possiamo non renderci conto che le problematiche di una tale situazione sono molto diverse da quelle che potevamo avere 40 o 50 anni addietro e che le possibili soluzioni non possono che venire da menti giovani, fresche, allenate.
Ma la cosa forse più grave è proprio quella dell’età dei politici più noti ed importanti, quelli che contano. Siamo nell’era pleistocenica dei poliburosauri, e con quale elasticità mentale, con quali conoscenze tecniche, con quale slancio giovanile i poliburosauri possono governarci e trovare nuove soluzioni ai problemi italiani?
Per non annoiare troppo gli amici blogger ho dato un’occhiata solo ad alcuni dei più noti personaggi che hanno gestito e gestiscono le leve del potere, dai Presidenti della Repubblica ai vari Presidenti del Consiglio, Ministri e Sottosegretari ed ecco il risultato:

Oscar Luigi Scàlfaro è' nato il 9 settembre 1918 a Novara (89 anni)
Carlo Azeglio Ciampi è nato a Livorno il 9 dicembre 1920 (87 anni)
Giorgio Napolitano è nato a Napoli il 29 giugno 1925 ( 82 anni)
Romano Prodi è nato a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1939 (68 anni).
Enrico Micheli è nato a Terni il 16 maggio 1938 (69 anni)
Ricardo Franco Levi è nato a Montevideo (Uruguay) nel 1949 (58 anni – cavolo! È quasi un bimbo, gliene avrei dati molti di più)
Giuliano Amato é nato a Torino il 13 maggio 1938 (69 anni)
Tommaso Padoa Schioppa è nato a Belluno il 23 luglio 1940 (67 anni portati abbastanza male – era meglio Fernandel)
Arturo PARISI è nato a San Mango Piemonte, in provincia di Salerno, il 13 settembre 1940 (idem come sopra)
Silvio Berlusconi è nato a Milano, il 29 settembre 1936 (71 anni – cavolo, ma capelli a parte, l’hanno rifatto col siero di Serge Voronoff?)
Alfredo Biondi nato a Pisa il 29 giugno 1928 (79 anni e ahimè si vedono tutti)
Francesco Cossiga nato a Sassari il 26 luglio 1928 (come sopra)
Lamberto Dini nato il 1 marzo 1931 a Firenze (76 anni)
Rita Levi Montalcini nata a Torino il 22 aprile 1909 (98 anni. Eh? 98 anni? Caspita. Grande e illustre scienziata, ma non potrebbero lasciarla in pace?)
Giulio Andreotti nato a Roma il 14 gennaio 1919 (88 anni)

Prosegue il “Times” . In the unlikely event that Italy declares war, the decision will come from a head of state who was a month shy of 20 when the Germans surrendered at the end of the Second World War. (nella spiacevole eventualità che l’Italia dichiarasse guerra, le decisioni sarebbero prese da un Capo di stato che già aveva quasi 20 anni quando i tedeschi si arresero alla fine della seconda guerra mondiale).


Purtroppo questo è uno dei tanti motivi per cui i paesi esteri ci guardano con stupore e scuotono la testa con commiserazione. Capisco che esperienza e saggezza (magari ci fossero) siano utili alla conduzione di una nazione, ma non sarebbe ora di dare più spazio ai giovani ed alle donne?

giovedì 25 ottobre 2007

SE NON E' ZUPPA...E' PAN BAGNATO


Così recitava un vecchio detto popolare per significare che le cose non erano poi cambiate molto. Il signor Levi, e sì ancora lui, ha modificato il testo del DDL. Ma non è che le cose siano poi cambiate molto... Gentiloniiii, Di Pietroooo, questa volta leggete, e leggete attentamente. Questo DDL continua a fare schifo!
Ho ricevuto infatti dal difensore dei Blog la seguente mail che, puntualmente, porto a conoscenza di voi tutti:
Ragazzi stiamo per vincere la nostra battaglia. Il Ddl Levi-Prodi sull'editoria che voleva schedare ogni blog e metterci sopra tasse e burocrazia sta per essere cambiato dallo stesso Levi, che mentre all'inizio aveva detto che nel testo legge non erano compresi i blog, ha ieri dichiarato che il suo Ddl aveva un chiaro riferimento ai blog e quindi deve essere cambiato (l'avrà letto solo ora???). Così ieri ha depositato un comma aggiuntivo alla legge che dice "sono esclusi dall'obbligo di iscrivere al Roc i soggetti che accedono o operano su Internet per prodotti o siti ad uso personale e non ad uso collettivo". Cosa molto vaga che già salverebbe molti blog, ma rimane molto ambiguo se pensiamo a quei blog gestiti da più persone (Penna e calamaio, Papere e pannocchie ecc. - ed io aggiungerei Beppe Grillo n.d.r.) che sono ad uso personale di una collettività. In sostanza sembra quasi che questa legge, scritta da una persona che dellablogosfera ne sa poco o nulla, in tutta la sua assurdità dovrà andare avanti con qualche modifica. Nei vostri commenti avete chiesto più volte l'abrogazione totale di questo Ddl che non interviene poi su nessun problema (compito di cui la politica sembra essersi dimenticata) ma sarebbe solo una limitazione alla libertà individuale, tesi poi portata avanti dal Ministro delle Comunicazioni Gentiloni: "Molto meglio lasciare le regole attuali".
In sostanza non abbiamo ancora vinto: Levi e Prodi hanno provato ad imbavagliarci ma grazie ai nostri blog siamo riusciti a smascherarli informando tutti del tentativo meschino di censura. Ora il mondo si è accorto di ciò che sta accadendo e qualcosa sicuramente cambierà.
Propongo con questa mail a tutti gli aderenti alla petizione di istituire sempre su questi canali (mail e blog) un comitato permanente a difesa dei blog per questa battaglia e per il futuro se ce ne sarà bisogno, fatemi sapere che ne pensate rispondendo alla mail o tramite i commenti sul blog.

http://blog.libero.it/difesablog

Per evitare altre brutte figure Prodi pubblichi prima le proposte del Consiglio on line, legga i commenti e poi proceda. I cittadini sarebbero informati e anche i Ministri.La Commissione cultura della Camera esamina oggi la Levi-Prodi. Vorrei che la discussione fosse resa pubblica con la possibilità di commentarla.Levi ha dichiarato: “Per ogni legge, il passaggio parlamentare è l’occasione per migliorare i testi e, quando necessario, chiarire i punti ambigui”. La legge l’ha scritta lui su dettatura di Prodi. I casi sono due : Levi ci è o ci fa. Sicuramente ci ha provato. Questa volta sono stati presi con le mani nella marmellata. Ma quante volte ci hanno provato con successo senza che nessuno lo sapesse?
Leggi anche il Times sulla Levi-Prodi.
E' stato chiesto al noto giornalista Gad Lerner:
vorrei capire se un giornalista come te ritiene ammissibile che venga proposta dal sig. Levi una legge sull'editoria che suona come un bavaglio ai bloggers. So che si stanno facendo delle smentite ma il semplice fatto che se ne sia parlato è, a mio giudizio, un grave attentato alla libertà.
La corretta ma diplomatica risposta di Lerner è stata:
Lo definirei uno sgradevole infortunio.

domenica 21 ottobre 2007

Il Governo abolisce i blog?

Leggo e trascrivo da Wikipedia:

Il 12 ottobre 2007 è stato approvato in Consiglio dei ministri un disegno di legge "per la nuova disciplina dell'editoria quotidiana", che ridefinisce i requisiti che un mezzo di informazione deve possedere per essere ritenuto un "prodotto editoriale". L'idea alla base della riforma è la parificazione delle norme riguardanti le produzioni editoriali, a prescindere dal mezzo di informazione utilizzato (ad esempio, l'equiparazione delle testate giornalistiche informatiche e di quelle cartacee).

Il decreto ha suscitato grande scalpore in quanto è stato letto come un obbligo per ogni produzione online, inclusi blog e siti internet personali, all'iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC). Per tale motivo, e grazie ad un passaparola tempestivo, esso ha sollevato le forti proteste di svariati blogger italiani, tra cui Beppe Grillo, che ha accusato il decreto, da lui soprannominato "legge Levi-Prodi", di volere limitare la libertà dell'informazione via Internet.

Leggo e trascrivo dal Blog di Beppe Grillo:

Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all'informazione sotto sotto questi sono tutti d'accordo.
La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell'Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L'iter proposto da Levi limita, di fatto, l'accesso alla Rete.
Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all'albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: "Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l'Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere".
Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.
Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.

Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it

Commento mio: Amici SIAMO ALLA FRUTTA! Chi vuole può firmare una petizione popolare sul sito qui sotto indicato. Io l'ho fatto.

Firma la petizione online contro il Ddl Levi Prodi

http://digilander.libero.it/difensore_dei_blog/petizioneeditoria.htm

domenica 14 ottobre 2007

Pedofilia, psicosi ed isteria


Diversi anni addietro facemmo una simpatica gita, in comitiva, a Vietri sul Mare.

Il tempo era splendido e il mare, calmissimo, si frangeva in piccole onde sulla battigia. Seduti sulla spiaggia a prendere il sole c’era una giovane coppia di inglesi con la loro bambina di cinque o sei anni.
Era una bimba deliziosa, bionda, e bella come sanno essere le inglesi quando sono belle. Mi sono ricordato di lei vedendo le foto di quella graziosa creatura scomparsa in Portogallo.
Mi si avvicinò sorridendo invitandomi a giocare. Mi sedetti sulla sabbia, vicino a lei e le raccontai una breve favola. Ma la piccola non si accontentava “tell me another story” Raccontami un’altra favola, mi sollecitava. Ed io continuai. E poi un’altra, e poi un’altra ancora.

Alla fine ero distrutto sia per carenza di favole da raccontare, sia perché il mio inglese non era particolarmente fluente e dovevo sforzarmi per trovare le parole adatte. Presi quindi per mano la bimba e la riaccompagnai dai suoi genitori che erano abbastanza distanti e che mi ringraziarono con un caldo sorriso.
Sono passati diversi anni da allora, ma non moltissimi. Tuttavia com’è tristemente cambiato il mondo. Oggi una semplice e gentile vicenda del genere non potrebbe accadere. Giorni or sono passavo per un giardino pubblico dove c’è anche un parco giochi per bimbi.

Un bambino, seduto su di un’altalena, chiamava la mamma, seduta su di una panchina, perché lo spingesse. La mamma continuava, indifferente, a leggere una rivista.

Un simpatico vecchietto, commosso, si avvicinò all’altalena e cominciò a spingerla dolcemente. Immediatamente la madre, scura in viso, si avvicinò all’altalena e strappò il figlio dal sedile e, allontanandosi, fulminò il vecchietto con uno sguardo corrucciato e astioso.

Ed io pensavo quanto sia triste quest’epoca in cui il nonnetto che aspetta il nipotino fuori dalla scuola viene guardato con sospetto e diffidenza. Un epoca in cui nessun adulto ragionevole neppure lontanamente si sogna di fare una carezza ad un bimbo. Ma che cosa ci è successo? Ricordo con angoscia episodi di pochi anni fa in cui due anziani coniugi si suicidarono per essere stati ingiustamente accusati di aver molestato il nipotino.

Ricordo di un professore che, dopo aver portato la figlioletta all’ospedale, venne arrestato perché medici incompetenti lo accusarono di aver violentato la bimba. Solo molto tempo dopo, quando la vita di quel pover’ uomo era ormai distrutta, si scoprì, da esami successivi, che la piccola aveva un tumore all’ano.
Io, come molti sanno, non sopporto e combatto la pedofilia. Ma oggi si sta esagerando con la cultura del sospetto, con una psicosi che sta devastando e disumanizzando le nostre abitudini.
Sul giornale “Avvenire” del 12 agosto ho trovato il seguente articolo:


Dal Nostro Inviato A Dublino Andrea Galli
C'è chi ha citato in questi giorni l'Irlanda come esempio di Paese europeo che ha affrontato il problema degli abusi sessuali commessi da sacerdoti o religiosi. Un'occhiata a quello che è successo nell'Isola di smeraldo, dopo che l'orgia di accuse durata una decina d'anni si va ormai placando, può effettivamente insegnare qualcosa.Il 7 giugno scorso, Paul Anderson, 34 anni, è stato condannato a quattro anni di carcere per avere accusato Padre X, un sacerdote dell'arcidiocesi di Dublino rimasto anonimo, di aver abusato sessualmente di lui 25 anni fa, durante la preparazione alla prima comunione.

Il giudice Patricia Ryan ha spiegato nella lettura della sentenza come Anderson, personaggio segnato da tossicodipendenza, tendenze suicide e debiti personali, avesse costruito racconti infamanti contro Padre X per un fine molto semplice: estorcere quattrini alla Chiesa. «Avrei preferito che mi sparassero in testa, piuttosto che costringere me e la mia famiglia a vivere le sofferenze che abbiamo vissuto», ha detto Padre X, in una testimonianza finale davanti alla corte. Il sacerdote non ha risparmiato parole taglienti nei confronti dell'Arcidiocesi, che in nome di una malintesa "tolleranza zero" l'aveva costretto ad abbandonare immediatamente qualsiasi attività pastorale, senza aspettare gli accertamenti giudiziari, costringendolo a quattro anni di isolamento gravati dalla vergogna e dal pubblico sospetto: «una reazione da Baia di Guantanamo».

Ha voluto ringraziare solamente alcuni agenti di polizia, che con le loro indagini accurate hanno smontato una a una le accuse - «mi hanno restituito la vita» - , ha parlato di una sua maggiore comprensione della Passione di Gesù Cristo, primo sacerdote a essere condannato fra gli sputi e gli oltraggi della folla, e, perdonando Anderson, ha chiesto per lui un gesto di clemenza. La storia è parsa talmente eclatante che anche la "grande" stampa dal piglio anticlericale, Irish Times in testa, non ha potuto non dare i l debito spazio alla vicenda e chiedersi se qualcuno non si sia lasciato prendere la mano sulla questione dei "preti pedofili".

Joe Duffy, popolare conduttore della nazionale RTE Radio 1 e giornalista solitamente acido nei confronti della Chiesa, il 28 giugno ha dedicato un'ora e un quarto di trasmissione alle storie di religiosi falsamente accusati di abusi sessuali, distrutti nell'onore e poi discolpati nell'indifferenza generale. Con una serie di testimonianze strazianti.

A finire nel mirino degli intervenuti in trasmissione, come giorni prima nelle riflessioni amare di alcuni giornali, è stata anche One in Four, l'associazione a sostegno alle vittime di abusi sessuali fondata e diretta da Colm O'Gorman, il militante omosessuale ed esponente politico dei Progressive Democrats, noto anche in Italia per aver partecipato alla puntata di Annozero, Rai 2, su Chiesa e pedofilia.

One in Four, che già in passato era stata accusata da più parti di alimentare la caccia alle streghe, negando il problema enorme delle false accuse e delle speculazioni ai danni della Chiesa, è stata colei che aveva assistito e sostenuto lo stesso Anderson nel suo sporgere denuncia. L'episodio non ha certo giovato alla già scarsa popolarità di O'Gorman, il quale, bocciato alle elezioni di aprile per la Camera dei deputati, non è stato confermato a luglio dal Primo ministro Bertie Ahern nella carica di senatore (carica che in Irlanda è, appunto, di nomina governativa).

Nel frattempo un'altra notizia è passata un po' più in sordina. Pochi giorni dopo la sentenza contro Anderson, le tre persone che avevano intentato una causa civile contro padre John Kinsella, uno dei sacerdoti finiti nel tritacarne dello scandalo della diocesi di Ferns - scandalo fatto scoppiare sempre da Colm O'Gorman e al centro del documentario della BBC proiettato nella puntata di Annozero - hanno pensato bene di ritirare le loro denunce.

Anche Padre Kinsella si era proclamato fin dall'inizio totalmente innocente.C'è, poi, un caso ancora più recente. Il 19 luglio, a Galway, Petre Zsiga, rumeno, è stato condannato a quattro anni di carcere per estorsione, mentre la moglie irlandese ha ottenuto una sospensione della pena. Costei, entrata in contatto con padre Brendan Lawless, parroco di Portumna, era riuscita a farsi mostrare la canonica e a filmare di nascosto il sacerdote che le mostrava l'abitazione, tra cui la camera da letto. Dopo aver offerto prestazioni sessuali a padre Lawless, debitamente respinte, gli aveva chiesto 14.500 euro, sotto la minaccia di dare alla stampa sia una parte del video che un racconto di molestie sessuali. Il prete, atterrito, aveva pagato. Ma la donna era tornata alla carica sei mesi dopo.

Da lì la denuncia, l'arresto dei due, marito e moglie, il processo e la condanna.

Queste storie degli ultimi due mesi rendono l'idea di come un certo clima in Irlanda stia cambiando. Dopo più di dieci anni di accuse contro sacerdoti, religiosi, suore ecc., il fenomeno comincia a essere visto anche dall'opinione pubblica nella sua dimensione autentica. Che non è quella di un clero sempre senza macchie e attaccato da una legione di assoluti falsari. È piuttosto quella di un cortocircuito generatosi nel tempo, dove casi relativamente poco numerosi di abusi commessi da uomini di Chiesa sono stati enfatizzati e alla fine strumentalizzati per una campagna di denigrazione contro la Chiesa stessa. Campagna che ha dato la stura a ogni tipo di speculazione, falsità, vendetta anche per futili motivi.

Nel 2002 il Governo irlandese, sotto la pressione di una campagna mediatica martellante, ha dato vita al Residential Institutions Redress Board, una commissione incaricata di offrire un risarcimento a tutti coloro che avessero subito abusi in una serie di scuole statali appaltate a ordini religiosi ed entrate nell'occhio del ciclone. In pratica le cosiddette industrial schools e altri istituti simili che avevano ospitato, dalla fine dell'800 agli anni '70, orfani e figli di famiglie disastrate. Nessuna seria prova era richiesta (era, perché la possibilità di fare appello è terminata nel 2005), bastava una testimonianza verosimile. Il risultato non era difficile da prevedere.

Circa 14mila sono le denunce arrivate, di cui solo lo 0,4% è stato respinto. Lo Stato, che deve ancora finire di pagare tutti, si calcola che alla fine avrà di gran lunga superato il miliardo di euro negli esborsi. Immancabili gli "inciuci" del sistema. Pochi giorni fa è nata una polemica quando si è saputo che il Redress Board ha versato 83,5 milioni di euro agli studi legali che avevano assistito i denuncianti, alcuni dei quali messisi dal 2002 in cerca di ex alunni delle industrial schools finiti anche in Nuova Zelanda, Canada o Stati Uniti, per far conoscere loro l'interessante proposta statale.Nel mentre un ordine tra i più meritori nella storia dell'Irlanda moderna, la Congregazione dei Fratelli Cristiani, a cui furono affidate molte delle scuole infamate, ha visto il 90% dei suoi membri toccati da almeno un'accusa di abusi sessuali.

Religiosi, spesso molto anziani, che dopo una vita di generosità e di servizio hanno incontrato la vergogna più atroce. Un destino che non è stato riservato solo ai "soldati semplici": dal 1994 a oggi sei vescovi (per avere una proporzione, in Irlanda le diocesi sono 26) hanno visto il proprio nome infangato con storie di abusi sessuali poi finite in una bolla di sapone.

«Non ci stancheremo di lottare contro queste ingiustizie» dice oggi Florence Horsman Hogan, fondatrice di Let Our Voice Emerge, una delle associazioni che si sono battute contro l'isteria collettiva ai danni della Chiesa Cattolica. Florence, un'infermiera protestante, figlia di una madre schizofrenica e di un padre alcolizzato, è stata cresciuta in una delle industrial schools dirette dalle Sisters of Mercy. Non ha mai dimenticato la carità cristiana che gli ha permesso di farsi una vita, e nel 2002 ha deci so di offrirsi come portavoce delle vittime innocenti di false accuse, soprattutto sacerdoti e suore.

A spingerla a nell'arena pubblica è stato però un altro motivo: il racconto di vere vittime di abusi, che si sono sentite strumentalizzate e oltraggiate nel trovarsi a fianco un esercito di truffatori, piccoli balordi e anticlericali ossessivi.