domenica 30 dicembre 2007

Bruno Contrada


Questo post, lo so bene, non piacerà a qualcuno e potrebbe anche crearmi dei fastidi, ma la mia coscienza di impone di affermare forte e chiaro quello che penso e quello in cui credo. Parlerò di uomini e della Giustizia. Molti di noi confidano solo nella Giustizia divina perché la giustizia degli uomini è una parola astratta e spesso il giusto e l’ingiusto si mischiano e si confondono indissolubilmente. I giudici poi, sono uomini, e in quanto tali anche loro sono soggetti a sbagliare.
Dalla ricerca storica traiamo infiniti esempi di sentenze errate che hanno comportato la morte di persone innocenti. Nel 1507 il Consiglio dei Dieci, massimo organo giurisdizionale penale di Venezia, condannò a morte e fece giustiziare un innocente garzone di fornaio che, sotto tortura, aveva confessato di aver ucciso un uomo.

Di questo errore giudiziario conserviamo la relazione scritta da un antico giurista:

"Fue ritrovato in tempo di notte da Ministri in Venezia un cadavere con un coltello trentino in petto, appresso di cui stava in piedi osservandolo un Pistore, che teneva una vagina al fianco. Estratto da' Ministri il coltello dalla ferita, e fatta osservazione che s'accomodava aggiustatamente alla vagina del Pistore, fu condotto nella forza della Giustizia; posto alla tortura, e a forza di tormenti confessò il non commesso delitto, e stante la confessione pagò la pena non meritata con l'ultimo supplicio. Di lì a pochi giorni fu un bandito ritenuto con l'alternativa della forca. Questo avanti di morire si confessò reo di quell'homicidio e dichiarò l'infelice Pistore innocente. Per la stravaganza di tal caso decretò l'Eccelso Consiglio dei Dieci che qualunque volta, che si trattasse di materia di indizi in detto Eccelso Tribunale, dovesse dal Secretario esser ad alta voce aricordato il caso del Pistore."

Nel 1927 a Dedham, Massachusetts furono giustiziati mediante la sedia elettrica due italiani: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti , con l'accusa dell’ omicidio di un contabile e di una guardia.

Solo 50 anni dopo (!) venne riconosciuta la loro totale innocenza, gli errori processuali commessi, e la loro memoria venne riabilitata.
Tutti ricordano, poi, il caso di Enzo Tortora, arrestato e ammanettato il 17 giugno 1983 con l'accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico sulla base delle false dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso e dell’assassino Pasquale Barra.

Il 17 settembre 1985 Tortora venne condannato a dieci anni di carcere (in pratica furono l’arresto e la condanna che lo condurranno ad ammalarsi di tumore ed alla morte), e solo un anno dopo, il 15 settembre 1986, venne assolto con formula piena dalla corte d’Appello.
Voglio parlare ora di Bruno Contrada: ne conosco personalmente il fratello che è stato mio collega di lavoro e so come la loro famiglia sia, da generazioni composta da gentiluomini di “vecchio stampo” fedeli e onesti servitori della legge e dello Stato.
Oggi Bruno Contrada, nato nel 1931 si avvicina agli ottant’anni, è recluso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere da sette mesi. E’ estremamente dimagrito e le sue condizioni di salute si aggravano ogni giorno: ai problemi cardiovascolari e all'enfisema polmonare che lo affliggono da tempo, si aggiungono il diabete e due ischemie. Ricoverato al Cardarelli di Napoli ha chiesto, contro il parere dei medici e con la dignità che da sempre lo distingue, di essere dimesso e di tornare in carcere.
Aggiungo che presso l'Ospedale Cardarelli è ricoverato, desolatamente solo, nel reparto detenuti, in una stanzetta di quattro metri per quattro e senza alcuna possibilità di movimento. Sarebbe invece suo pieno diritto, in forza delle sue passate qualifiche di Generale e di Prefetto, di essere preso in cura, come da lui sempre richiesto, dall'ospedale militare del Celio di Roma.
Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di informazione non ha chiesto la grazia perché ritiene che un innocente non debba richiederla. Ovviamente il “condono”, che ha rimesso in libertà stupratori ed assassini feroci, non è stato applicato, probabilmente per motivi giuridici che non conosco, al detenuto Contrada.
Bruno Contrada entrò nella Polizia di Stato nel 1958, trasferito su sua richiesta a Palermo nel 1973 divenne il Capo della Squadra Mobile e pochi anni dopo diresse la Criminalpol per la Sicilia Occidentale ottenendo rilevantissimi successi. Nel 1982 fu Capo di Gabinetto dell’Alto Commissariato per la lotta contro la mafia e nel 1986 venne trasferito a Roma al reparto operativo della direzione del SISDE.
La vigilia di Natale del 1992 Bruno Contrada venne arrestato con l’accusa di “concorso esterno in associazione mafiosa” in base alle dichiarazioni di quattro criminali “pentiti”.
Ma già il primo pentito ad accusare Contrada di collusione con la mafia fu Tommaso Buscetta nel 1984, il quale dichiarò:"Ho saputo da Rosario Riccobono che Contrada gli passava informazioni sulle operazioni della polizia". Il giudice istruttore Giovanni Falcone, che com’è noto univa ad una profonda conoscenza delle tecniche mafiose un’approfondita analisi di ogni denunzia, archiviò il caso.
Anni dopo nel giorno dell'arresto di Bruno Contrada, il Capo della Polizia Vincenzo Parisi insieme con molti altri altissimi funzionari e prefetti, ne prese le difese, avanzando sospetti sui pentiti: "Contrada è un funzionario che ha sempre fatto il suo dovere e per quanto consta all'amministrazione si tratta di un uomo assolutamente irreprensibile".
Il processo a carico di Contrada che rimase in carcere per trentuno mesi, fino al 31 luglio 1995, iniziò il 12 aprile 1994 e si concluse il 19 gennaio 1996, la documentazione raccolta dalla Procura ammontava a circa 32.000 pagine ed è forse lecito porsi la domanda su quale sia stato l’approfondimento di questi fascicoli da parte degli inquirenti o anche quante pagine siano state soltanto effettivamente lette.

Comunque il 5 aprile 1996 venne condannato a 10 anni di reclusione in primo grado, ed assolto con formula piena dalla Corte d’ Appello il 4 maggio 2001. Tuttavia, il 12 dicembre 2002, la Corte di Cassazione annullò la sentenza di secondo grado. Il nuovo processo, celebrato davanti a una diversa sezione della Corte di Appello di Palermo, si è concluso il 25 febbraio 2006 con la conferma della precedente condanna a 10 anni.
Innumerevoli peraltro sono le meritorie operazioni di polizia e di lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata dirette e portate a termine da Contrada nella sua lunga carriera; e solo nel periodo immediatamente precedente il suo arresto, sono a suo merito le seguenti operazioni:sequestri di persona sventati con l’arresto degli ideatori, decine di arresti di trafficanti di droga con sequestro di centinaia di chili di eroina e migliaia di chili di hashish, arresto di un’organizzazione mafiosa che faceva capo alle famiglie dei Cursoti, dei Madonia e dei Corleonesi, sequestro di beni mobili ed immobili, titoli di credito ed azioni che facevano capo a Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Questa è una delle ultime lettere inviate da Contrada al suo avvocato:
"All'inizio del sedicesimo anno del mio calvario intendo continuare ad urlare la totale estraneità alle infamanti accuse rivoltemi. Lo farò fino a quando avrò un filo di voce che mi permetterà di rivolgermi a qualsiasi Giudice disposto ad ascoltarmi. Per questo motivo non ho chiesto alcuna grazia, poiché questa riguarda i colpevoli.Voglio quindi rasserenare gli animi dei parenti delle vittime della mafia che hanno manifestato le loro opinioni senza conoscere personalmente l'uomo Bruno Contrada e quello che lui ha compiuto nella lotta contro la mafia.Spero così che i toni di questi giorni vengano smorzati e ringrazio coloro che hanno creduto e credono in me ".
Da parte mia, così, a pelle, reputo Bruno Contrada una vittima della mafia e un servitore dello Stato ingiustamente condannato e spero che almeno in questo caso non sia un’ulteriore condanna a morte. Così come, a pelle ed a ragione, ritenevo innocente Enzo Tortora quando quasi tutti lo condannavano.
Auguro a Bruno che il 2008 possa essere l’anno in cui venga riconosciuta la sua innocenza e gli venga restituito l’onore e le dignità di cui è stato privato.Chi volesse approfondire il caso Contrada potrà consultare il suo
blog o quello del giornalista Giorgio Salvo che ha seguito personalmente tutte le udienze del processo o altre informazioni disponibili su internet.
la foto è tratta da La Repubblica.it
Chi volesse firmare una petizione per la riabilitazione del dottor Contrada può cliccare qui