Talvolta, quando ho poco o nulla da fare, guardo “La corrida” in televisione. Tra un susseguirsi di cantanti stonati e di fantasisti da strapazzo, compare di tanto in tanto un sedicente poeta.
Quasi sempre la sua esibizione è seguita da un coro assordante di fischi e di risate. Spesso ampiamente meritate sia per la pochezza dei cosiddetti “versi” sia per l’incapacità assoluta di saperli recitare. Talvolta, molto raramente, capita pure qualcosa di buono, ma anche quello viene sonoramente fischiato. E allora? Dobbiamo ritenere che alla gente comune non piaccia comunque la poesia, e perché?
E’ vero che il poeta, quasi sempre, non ricava nulla o ben poco dai suoi libri, e vive una vita grama e stenta, e anche qui, perché? Perché non vende?Credo che, alla base, vi sia, per questo genere, un pessimo insegnamento ricevuto dalla scuola: una volta (oggi non si fa neppure questo) vi era l’obbligo faticoso di imparare a memoria alcune tra le più belle e note liriche, ma, a parte il prezioso arricchimento che quei versi danno a chi ancora se li ricorda, anche allora non si faceva spesso comprendere ai ragazzi il significato profondo di quei versi, la loro spiritualità, la musicalità, l’esplosione di sentimenti universali che il poeta esprimeva.
Una poesia va letta con gli occhi, con il cuore e con l’anima. E se è recitata, una poesia va recitata da chi sa veramente recitare. Io, che probabilmente per le carenze cui accennavo prima, non ho mai amato particolarmente Dante, sono rimasto incantato, come migliaia di italiani, a sentirlo declamato recitato e spiegato da Benigni.
Sembra incredibile, ma un comico, sia pur colto e intelligente, ha saputo fare, con enorme e malcelata sensibilità, supportata dalla sua ineguagliabile mimica, quello che centinaia di insegnanti imbottiti di lauree non sapevano e non sanno fare: interessare, avvincere, stupire, stimolare la fantasia e fare palpitare i cuori e l’anima anche delle persone più modeste. Cosa che neanche il grande Vittorio Gassman seppe fare leggendo Dante: c’era la cultura, c’era l’ottima recitazione, ma non c’era forse la passione, non c’era l’anima nella sua recitazione probabilmente troppo intellettuale, e la gente lo percepiva.
Ma che cos’è la poesia? Secondo l’estetica crociana è intuizione lirica, espressione del bello artistico. Mi sembra un concetto condivisibile ma riduttivo. Per me la poesia è emozione, musica dell’anima, sofferenza, amore.Credo che milioni di giovani, durante la loro adolescenza, abbiano scritto delle poesie, anche una sola. E chissà, nascoste in mezzo a tonnellate di materiale di scarto, quante perle vere, quante fulgide gemme siano andate perse per sempre.
Oggi abbiamo qualcosa di diverso: non occorre più un arcigno editore per farsi conoscere. Internet pullula di centinaia, forse migliaia di siti dedicati alla poesia il che dimostra che la poesia è sempre vivissima nel cuore dell’uomo.
Certo, non è facile separare il grano dalla pula (e di pula ce n’è tanta, oh quanta), ma c’è anche chi questo lavoro lo fa con passione ed amore.Dicevo, giorni fa, ad un giovanissimo e dotato poeta che ha intrapreso la carriera del giornalismo – non trascurare e non abbandonare mai la tua vena poetica. Non lasciarla inaridire. Un uomo senza poesia è un uomo dimezzato; ed anche un bravo giornalista non sarà mai veramente grande se non saprà scrivere i suoi articoli oltre che con la penna anche con il cuore.