giovedì 7 giugno 2007

Origine e fine dei Cavalieri Templari - 4° puntata (segue)

Si avvicina la tremenda fine dei Templari

Tutta la vicenda ha inizio nel 1305, quando un tale Esquiu De Floryan , (forse un ex-Templare della Francia del sud, già espulso con ignominia dall’Ordine) si presentò al sovrano di Spagna Giacomo II di Aragona con una storia stupefacente: diceva di essere stato nelle carceri di Béziers in compagnia di un altro cavaliere templare scacciato dall’Ordine che gli aveva raccontato le inaudite atrocità che venivano compiute: si rinnegava Cristo all’atto di essere accettati nell’Ordine, si sputava sulla Croce, si praticava la sodomia e si adorava un idolo. De Floryan raccontò questa storia a Giacomo II perché sapeva che il Re aveva buoni motivi per avercela con i Templari, non gli andava troppo a genio avere all’interno dei suoi confini un secondo potere, oltre lo Stato, con una tale influenza, inoltre avevano le più possenti fortezze del Regno e facevano i migliori affari.
Giacomo II però ritenne opportuno non intraprendere azioni contro gli onnipotenti Templari, anche perché la pia popolazione spagnola non avrebbe mai perdonato al suo Sovrano una simile azione contro i migliori Cristiani dell’epoca e la Chiesa! Il Re consigliò però a De Floryan di rivolgersi a Filippo IV di Francia che aveva una certa esperienza in fatto di lotte contro la Chiesa.
Filippo IV, detto anche il Re falsario per aver battuto monete di pessima lega, nel 1296 si era già impegnato in una prova di forza con il papa Bonifacio VIII, e imponendo un contributo alla Chiesa francese, aveva provocata una prima rottura, aggravatasi nel 1301 dalla pretesa di giudicare un vescovo.
Bonifacio VIII convocò un concilio per condannare e scomunicare il sovrano. Questi rispose con un'assemblea che vietò al clero francese di parteciparvi.
Filippo venne scomunicato, e allora inviò a Roma Guglielmo di Nogaret, che si alleò con il principe Giacomo Colonna. che era partito con 300 cavalieri verso Roma. Il papa, però si era ritirato ad Anagni, nei suoi possedimenti terreni, e si fece trovare dai suoi nemici con le insegne papali sul trono papale. I suoi nemici lo schernirono e lo derisero.
I Colonna erano nemici dei Caetani, di cui faceva parte Papa Bonifacio VIII. Acerrimo nemico del Papa (nato Benedetto Caetani) insieme a Guglielmo di Nogaret lo rapirono e lo tennero prigioniero presso Anagni. Durante questo periodo il Colonna detto Sciarra (cioè il litigioso) avrebbe addirittura schiaffeggiato il pontefice: tale evento è famoso con il nome "Oltraggio di Anagni". Comunque il papa, che era anziano e molto sofferente anche di calcoli renali morì poco dopo (1303).
Bonifacio VIII, non trovò pace neanche nella morte: lo spregiudicato Nogaret ne fece riesumare il cadavere e lo processò per eresia, accusandolo di una serie di crimini che solo la fantasia di un visionario poteva cacciare fuori: simonia, raggiri, assassinio del suo predecessore, magia e ateismo professo.
Filippo IV impose quindi il proprio controllo sul papato: fu eletto papa l’arcivescovo di Bordeaux, Bertrand de Goth, col nome di Clemente V, e la Santa Sede fu trasferita in Francia (1309) cosa che poneva di fatto Clemente V sotto l’influenza della Corona.
Il papa fu strumento di Filippo IV il Bello che se ne servì nella lotta contro i Cavalieri Templari grazie anche al suo scaltro e infame consigliere: Guglielmo di Nogaret che aveva già arrecato gran danno alla Chiesa con lo "schiaffo di Anagni". L’ex galeotto De Floryan alla fine riuscì ad incontrarsi con Nogaret che percepì immediatamente quanto quelle informazioni che gli venivano date fossero ad alto potenziale esplosivo.
Ormai era specializzato nel saccheggiare beni ecclesiastici e annientare un Ordine per il vile denaro non lo preoccupava minimamente. Inoltre aveva forse un motivo in più per agire contro i Templari: i Cavalieri avevano denunciato all’Inquisizione come Cataro suo nonno che era stato così bruciato sul rogo all’epoca del massacro dei Catari.
Per il momento però aveva in mano ben poco per accusare un intero Ordine, aveva soltanto le affermazioni di un pregiudicato, un testimone quindi abbastanza inattendibile, per giunta anche espulso dall’Ordine. Si potevano andare a ricercare i Cavalieri cacciati dall’Ordine che sarebbero stai più che contenti di sottoscrivere qualsiasi cosa in cambio della libertà e di un po’ di denaro, ma Nogaret era troppo scaltro, sapeva che simili testimonianze sarebbero state troppo inverosimili per giustificare l’arresto di migliaia di cavalieri. C’era soltanto una soluzione per ottenere prove sicure ed innegabili della colpevolezza dell’Ordine: tutti i Templari dovevano essere sottoposti a tortura e dovevano essere costretti a firmare le deposizioni con il riconoscimento della loro colpevolezza.
L’Ordine Templare, in quell’epoca, godeva del massimo rispetto delle popolazioni dei vari Stati, in più all’interno dell’Ordine c’erano molti figli di nobili: un’azione contro i Templari, senza i dovuti motivi si sarebbe trasformata per chiunque in una disfatta completa, avrebbe attirato contro di se l’odio delle masse, l’odio dei nobili, degli altri sovrani Europei e della Chiesa, che sarebbe potuta arrivare anche ad indire una Crociata contro l’accusatore dei Templari, con conseguenze più che ovvie: l’annientamento.Quindi se il Re di Francia si fosse azzardato ad incolpare ed arrestare i Templari per futili ragioni molto probabilmente avrebbe fatto una gran brutta fine!
Filippo IV molto probabilmente aveva visto il tesoro dei Templari e quindi sapeva pressappoco le grandi quantità di ricchezze da loro possedute: a centinaia di migliaia si ammucchiavano monete di Tours, di Firenze, di Venezia, delle più importanti banche, nonché monete provenienti da tutto l’oriente e l’occidente. A questo vanno aggiunte le donazioni ricevute, gli oggetti d’arte migliori e un imprecisato numero di oggetti orientali. La domanda è: quando il Re di Francia poté vedere tutto questo?
Le tasse e le gabelle erano state aumentate, la moneta francese (talleri e bourgeoises) era stata già svalutata due volte in un anno e le stesse monete erano fatte con una lega squallidissima, non a caso quindi Filippo il Bello era stato chiamato "Il Re Falsario" dal Papa Bonifacio VIII e si diffuse un detto: Il Re di Francia è falso come le sue monete.
I lavori per la costruzione di Notre Dame e del Palazzo Reale di Parigi erano fermi da mesi, il Re non aveva più soldi! Intanto la Fortezza Templare dominava su Parigi con le sue sette Torri.
Durante la sollevazione popolare del 1306 che ci fu per via dell’inflazione, delle tasse, e delle continue svalutazioni, i Templari (ironia del destino!) accolsero il Re nel loro castello-fortezza, salvandolo da morte sicura e consentendogli di rendersi ancor più conto dei loro immensi tesori.
Nel 1307 però era già quasi tutto pronto, il piano era quasi completo. Re Filippo riuscì a convincere tutti i membri del consiglio di Stato sulla bontà e necessità di quest’azione, i quali apposero i loro sigilli sui documenti da inviare a tutti i procuratori di Francia con l’ordine di catturare i Templari.
Uno solo rifiutò di mettere il suo sigillo al servizio di un’ingiustizia: l’arcivescovo Aycelin di Narbona, gran guardasigilli e cancelliere del Regno. Naturalmente Filippo andò avanti comunque, non pensò minimamente di far naufragare tutto per una sola opposizione!
Una cosa però c’è da dire: se Aycelin di Narbona credeva che quell’azione fosse un’ingiustizia, perché rimase muto? Perché non avvertì ne il Papa, ne i Templari delle intenzioni del Re? Avrebbe potuto evitare il più grande assassinio giudiziario del Medioevo, ma non lo fece. Col suo silenzio si fece comunque complice.
Così il 14 settembre 1307 venne deliberato l’arresto dei Templari . nello stesso giorno Il Re inviò messaggi sigillati a tutti i balivi , siniscalchi e soldati del Regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei loro beni, e già il 22 dello stesso mese giungevano a tutti i procuratori del Regno i decreti che ordinavano di tenersi pronti con tutti gli uomini in armi per l’alba del 13 Ottobre.
Le disposizioni reali vennero prontamente eseguite venerdì 13 ottobre 1307 e la mossa riuscì in quanto venne astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero arrestati.
I frati dell'ordine della milizia del Tempio, lupi nascosti sotto un aspetto da agnello e sotto l'abito dell'ordine, insultando in modo sciagurato la religione della nostra fede, sono accusati di rinnegare il Cristo, di sputare sulla croce, di lasciarsi andare ad atti osceni al momento dell'ammissione all'ordine: essi si impegnano con il voto che proferiscono, e senza timore di contravvenire alla legge umana, a darsi l'uno all'altro, senza rifiutarsi, se vengono richiesti...
Con queste parole il re Filippo IV giustificò l'arresto in massa dei Templari avvenuto all'alba, forse all'insaputa del papa. Quasi tutti i monaci vennero imprigionati compreso il maestro Jacques de Molay che si trovava nella commenda di Parigi, tutti i beni dell'ordine confiscati compreso il tesoro e tutti i documenti. Le accuse sono pesanti ma quello che preoccupa è il sospetto che si nasconde dietro questa manovra del re: il desiderio di sopprimere l'ordine del Tempio.
Incatenati, isolati dalla vita conventuale, torturati ecco quello che accade ai poveri monaci-cavalieri rinchiusi. Qui ,nel castello di Chinon, sono rinchiusi i dignitari dell'ordine compreso de Molay, le loro condizioni fisiche precarie ne hanno impedito il trasferimento per essere interrogati direttamente da papa Clemente V, sempre più sottomesso alle strategie politiche del re di Francia.
Accompagnati dai più vicini consiglieri del re, di buon mattino, sono arrivati alcuni cardinali inviati per raccogliere le loro sempre più stanche parole risultato di continue torture crudeli ed ingiuste. Sono questi mesi difficili per i Templari, il ricordo di epiche battaglie e' lontano e la confusione appare come l'unica certezza, dove confessioni,precisazioni ma anche ritrattazioni e lo spettro di gravi condanne avvicinano i bianchi mantelli al fuoco del rogo.
Le torture incominciano a produrre gli effetti desiderati dal re di Francia Filippo IV. Del coraggio dei temuti cavalieri ben poco e' rimasto e lo scoramento nelle file della gerarchia dell'ordine , sembra confermare un triste percorso già disegnato e dalla quale pare non ci sia proprio via di scampo. I decreti prevedevano che, dopo l’arresto, si stabilisse la verità ad ogni costo, anche ricorrendo alla tortura; a chi rilasciava le confessioni sul verbale andava promessa la piena assoluzione, coloro che negavano andavano minacciati di morte.Incredibile! Come poteva il Re promettere l’assoluzione ai peccatori e viceversa minacciare di morte chi non confessava?
Il papa intanto, apparentemente, non sapeva nulla di quello che stava per accadere, infatti la settimana tra l’1 e l’8 Ottobre si trovava alle terme. Alcuni studiosi però sostengono che il papa fosse al corrente della situazione e che volesse iniziare una sua inchiesta sui Templari, ma Filippo il Bello lo anticipò.Il 13 Ottobre comunque l’azione fu fatta e in una volta sola furono imprigionati tutti i Templari di Francia, persino i rappresentanti del Tempio presso la Curia pontificia!. Vennero presi all’alba, in un agguato assolutamente inaspettato. Le accuse che venivano rivolte sembravano impossibili e assolutamente inaspettate, anche per questo i Templari non reagirono, visto che avevano la coscienza pulita e erano sicuri che tutto si sarebbe risolto subito e che si sarebbe chiarito l’equivoco.
La loro fede era indistruttibile, purtroppo non sapevano, invece, che quella stessa Chiesa che loro tanto adoravano (guidata però da un uomo debole e prigioniero del Re di Francia) e di cui si fidavano l’avrebbe lasciati in pasto ad un Re bramoso di denaro. I Templari furono imprigionati nelle loro stesse fortezze e interrogati dai carnefici del Re. La cattura era stata ordinata dal Grande Inquisitore di Francia, Guglielmo d’Imbert che avrebbe dovuto procedere anche agli interrogatori, ma gli aguzzini cominciarono subito, torturando i poveri malcapitati e iniziando a far sottoscrivere da quanti più Templari possibile le loro dichiarazioni di colpevolezza. Resta tuttora misteriosa la sorte della flotta Templare che era ancorata al porto Francese de La Rochelle e che non fu mai trovata, forse riparò in Portogallo oppure in Scozia. Il processo fu una delle più grandi tragedie della storia della Chiesa.


martedì 5 giugno 2007

Origine e fine dei Cavalieri Templari - 3° puntata (segue)

Parigi: Domus templi 1297 d.C.
Dopo la fine dell’ esperienza in Terrasanta con la caduta di San Giovanni d'Acri, Parigi diventa il centro principale e la sede del Maestro dell'Ordine del Tempio. L'attività finanziaria continua. La sua gestione non è esclusiva dei Templari ma anche di altri ordini monastici che amministrano più o meno saggiamente cospicue fortune patrimoniali. Il monastero o l'abbazia sono luoghi consacrati a Dio e per questo ritenuti inviolabili e temuti da tutti, i monaci-cavalieri contribuiscono però ad un forte sviluppo ed a grosse novità in merito.
Ci troviamo in uno dei luoghi più sicuri dell'attuale periodo storico: la sede primaria del Banco del Tempio. Entriamo nei locali ordinati e rigorosi dei monaci, mescolandoci tra persone di ogni categoria e ceto sociale; i Templari non facevano troppe distinzioni: chiaramente da saggi mercanti valutavano rischi e servizi ad essi rapportati. In fondo alla stanza troviamo diversi sportelli gestiti da Templari-cassieri, ognuno dei quali con un registro di cassa e' pronto a trascrivere ogni movimento di denaro.
Raccolta di fondi da gestire ma anche erogazioni di prestiti con garanzie date in pegno che potevano essere anche bestiame, prodotti agricoli, schiavi, tutto poteva essere utile in caso di insolvenza da parte del debitore.
Per le persone importanti i Templari hanno un prodotto finanziario su misura: il conto corrente. In qualsiasi momento il cliente può disporre dei propri averi con semplici lettere inviate al tesoriere del tempio. Il banco invia tre volte l'anno un estratto conto di riepilogo dei movimenti. Non e' necessario recarsi nella sede principale ma si può usufruire di questo servizio anche presso altre sedi Templari sparse in giro per l'Europa, inoltre esistono vari finanziamenti specializzati per le categorie di artigiani e contadini che possono avere bisogno di anticipi.
Adesso veniamo ai costi di questi servizi. La Chiesa ha sempre considerato l'interesse come grave peccato 'non è possibile arricchirsi speculando sul tempo che ci viene donato da Dio!' per questo gli ebrei sono visti come usurai e peccatori. Per le operazioni in questione l'interesse viene 'trasformato' con un operazione di cambio da una moneta all'altra, infatti il problema di questo periodo è la diversità delle valute. Il Templare-cassiere nel rendiconto di fine giornata provvede alla conversione di tutte le differenti monete entrate in quella locale: la lira parisis.
L'attività finanziaria dei Templari non si limita qui, infatti vengono svolte anche mansioni di esattoria, di deposito del tesoro reale, di gestione dei fondi e di patrimoni in genere, di riscossioni di contratti privati, di mediazioni di qualsiasi genere e natura, di finanziamenti di nuove idee ed attività. La contabilità viene tenuta in maniera puntigliosa e rigorosa perchè a fine anno i conti devono tornare sempre e possibilmente anche dare elevati risultati economici.
Sotto l'aspetto economico-finanziario, i templari rivestirono un ruolo così importante da arrivare a "prestare" agli stati occidentali ingenti somme di danaro e gestire perfino "le casse" di stati come la Francia. Con l’affluire di tanta ricchezza l’Ordine finì col costituire una potenza economico-politica, a volte contrastante con le direttive e l’interesse dei Sovrani. I Templari furono così cacciati da Federico II° prima e poi da Urbano IV° dalla Sicilia.
Parigi, maggio 1307 d.C.
La definitiva conclusione della crociata e la fine degli stati latini d'Oriente crea enormi problemi per gli ordini militari che tanto hanno dato alla causa. I Templari hanno acquistato, nonostante tutto, prestigio politico e diplomatico riconosciuto da tutti, le ricchezze che avevano permesso la lunga permanenza in terrasanta ora sono a loro completa disposizione in Europa. Lo stesso maestro Jacques de Molay ha lasciato la sede di Cipro per recarsi a Parigi, nel nuovo quartiere generale e decidere il da farsi, ma il ritorno definitivo dei monaci-cavalieri in Europa crea anche parecchi malumori.
Quasi tutti i re europei hanno fatto spesso ricorso alle finanze Templari per le insaziabili esigenze di bilancio, la Chiesa di Roma, anche se da poco trasferita in Francia, ha timore per la sua potenza politica, il popolo li guarda sempre più con diffidenza: i Templari incominciano a fare paura a tanti.
Nel corso degli anni si sono venute a creare moltissime leggende intorno ai Templari e quindi dire qual’ è la "linea di confine" tra verità e leggenda risulta un compito difficilissimo. Iniziamo con alcuni accenni alle cattedrali gotiche alcune delle quali sorsero in Europa mentre era giunto all’apice il potere economico dell’Ordine templare. Le cattedrali gotiche in tutta la Francia sorsero, in brevissimo tempo (tra il 1200 e il 1250), chiese particolari, in uno stile che fino ad allora era sconosciuto: le grandi cattedrali in stile gotico.
Una dopo l'altra, sorsero le cattedrali di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres. Uno stile incredibile, quello gotico, tutto proteso verso l'alto, con un sistema di spinte e controspinte straordinario, una tecnica costruttiva che a quel tempo era veramente rivoluzionaria.
Come avranno fatto i Templari a progettare e costruire queste cattedrali che, nonostante le loro migliaia di tonnellate di peso, sembrano leggerissime e tali da sfidare la legge di gravità?
I piani di costruzione e tutti i progetti originali di esecuzione di queste cattedrali non sono mai stati trovati. Le opere murarie erano fatte con una maestria eccezionale. Per i tecnici, come gli architetti, ad esempio, possiamo vedere come i contrafforti esterni esercitano una spinta sulle pareti laterali della navata, e così facendo il peso, anziché gravare verso il basso, viene come spinto verso l'alto, e tutta la struttura appare proiettata verso il cielo.
Le Cattedrali inoltre sono tutte poste allo stesso modo: con l’abside rivolto verso est (cioè verso la luce), sono tutte dedicate a Notre Dame, cioè alla Vergine Maria e se unite insieme formano esattamente la costellazione della Vergine.
Nella parte nord delle cattedrali ci sono molto spesso immagini di demoni e nella cattedrale di Amiens c’è addirittura un Pentalfa, cioè una stella a 5 punte rivolta verso il basso. Le cattedrali poi sono piene di segni e di messaggi che sono stati lasciati dagli architetti magari su suggerimento di alcuni precettori templari. Questo è dovuto in parte al fatto che i templari erano di vocazione giovannita, cioè cultori e interpreti del più ermetico dei quattro Vangeli, propensi a una lettura più simbolica che letteraria delle verità della fede. Quello che avevano da dire lo mettevano negli affreschi, nelle statue, nei bassorilievi e nelle stesse cattedrali, ci hanno lasciato un’infinità di segni che dobbiamo decifrare, anche se sembra molto improbabile, visto che oggi l’uomo guarda le cose con l’occhio della scienza, mentre prima si guardava con l’occhio della fede. Un’interpretazione dei segni lasciati dai Templari è possibile solo con una visione non scientifica, ma religiosa anzi sarebbe meglio dire simbolica. Le Cattedrali sono libri di pietra nei quali sono nascosti dei segreti di sapienza e conoscenza che gli antichi Templari hanno voluto tramandare ai posteri.
In questi anni la situazione economica della Francia è molto delicata, il re Filippo IV, dopo aver tentato inutilmente di entrare nell'ordine dei Templari, non appare in grado di risollevare le ormai vuote casse dello Stato. Il popolo francese, stanco dei continui aumenti di tasse, incomincia a dare segnali di turbolenza assai pericolosi. Voci di un prestito fatto del tesoriere del Tempio senza autorizzazione di Molay contribuiscono a creare una situazione di tensione tra il re francese e il maestro dell'ordine.
Veniamo ora ad un altro argomento: il tesoro dei Templari e cominciamo dall’inizio: dall’origine del supposto fantastico tesoro dei Templari.Certo, era formato anche da oro, monete e oggetti d’arte, ma forse c’era anche qualcos’altro, qualcosa di mistico e di antico. Bisogna premettere che il fantastico tesoro, fu spostato dal Tempio di Gerusalemme in Francia nel 1160, in quanto si riteneva che la TerraSanta non fosse più sicura.
A spostare il tesoro fu il Gran Maestro Bertrand de Blachefort che era originario ed aveva possedimenti vicino a Rennes-le-Chateau, dove si dice che fu spostato tutto il tesoro Templare, ma ipotesi più accreditate lo posizionano a Parigi, nelle stanze segrete dell’imponente fortezza dei Templari, che svettava sulla città con le sue sette torri. Di questa fortezza oggi non rimane quasi niente, solo una stazione del metrò ricorda questa antica costruzione che fu adibita a carcere durante la rivoluzione francese e nei primi anni del 1800 fu completamente distrutta. Comunque la maggior parte del tesoro si trovava a Parigi.


Nota La prima foto è la cattedrale di Rouen, la seconda (foto di Marina Ubert) è quella di Chartres

lunedì 4 giugno 2007

Origine e fine dei Cavalieri Templari - 2° puntata (segue)

La regola definisce in modo chiaro e preciso anche il comportamento da tenere nei casi di scontri militari. Sotto il controllo del Maestro o del Maresciallo ai cavalieri non è possibile usare singole iniziative. Severe punizioni sono previste per chi non rispetta le consegne, per chi esce dai ranghi, per chi abbandona il campo senza permesso.
Per la prima volta gli europei si trovano a combattere un nemico che attua una tattica fatta di trappole, di imboscate, sfruttando le strette gole e vallate del territorio, o di finte ritirate. È necessario quindi avere anche come proprie risorse anche quelle della mobilità e della rapidità, e in questo i Templari erano veri maestri.
In caso di impedimenti o assenze il Maestro veniva sostituito dal Siniscalco, ma di fatto è il Maresciallo il vero responsabile del convento, oltre che comandante per le operazioni militari.
Accanto a queste figure troviamo il Commendatore del Regno di Gerusalemme, che si occupava anche delle funzioni di tesoreria , amministrazione e mantenimento delle relazioni verso le altre case Templari d'Occidente, Il Commendatore della Città di Gerusalemme, che assolveva il primario compito di proteggere i pellegrini nei luoghi santi, Il Commendatore di Tripoli ed Antiochia, che governava queste terre. I Commendatori delle varie Case Templari e il Commendatore dei Cavalieri, veri dignitari dell'Ordine, tutti disciplinati dallo statuto che ne regolava funzioni e poteri.
I Templari di ceto inferiore si suddividevano in Fratelli Cavalieri e Fratelli Sergenti che ricoprivano le funzioni assegnate in base ai loro compiti di combattimento o di preghiera. Oltre a queste distinzioni l'ordine poteva contare su un elevato numero di Fratelli Servitori, vere e proprie maestranze per le mansioni quotidiane all'interno delle loro dimore, diventate sempre più centri di attività economica ,spirituale e militare.
Accanto alla sede centrale di Gerusalemme troviamo le province d' oltremare di Antiochia e Tripoli. La principale risorsa economica e logistica per il buon funzionamento dell'ordine restò comunque l'Occidente, dalla penisola Iberica all'Ungheria.
I conflitti tra cristiani e mori infedeli nel sud dell'Europa elevarono i Cavalieri Templari ad un ruolo decisivo per la 'riconquista' ('reconquista'), ripagata, oltre che dall'onore, da ingenti proprietà fondiarie sia nell'attuale Portogallo sia in Spagna, precisamente in Aragona.
Lo sviluppo trovò terreno fertile in Francia, specialmente in Provenza e nel Poitou, e successivamente in tutte le regioni del paese. Si crearono dimore e magioni anche in Inghilterra, Ungheria e nel resto del continente. L'espansione Templare in Italia non fu fulminea come altrove e anche nei decenni successivi il nostro paese non diventerà mai fondamentale per le sorti dell'ordine.
Come era nella logica Templare i possedimenti erano dislocati prevalentemente lungo le vie di comunicazione terrestre (per esempio la via Emilia, la via Francigena e la via di Postumia), nelle sedi di fiere e attività commerciali ed in prossimità dei porti d'imbarco per l'oriente, specialmente in Puglia.
Questa fu la regione italiana che prima fra le altre accolse le domus gerosolimitane rosso-crociate grazie all'importanza strategica e commerciale dei suoi porti e delle sue città.
Tutto il Meridione d'Italia venne compreso inizialmente nella provincia templare d'Apulia. Tra le prime fondazioni dell'ordine, oltre quella di Trani va ricordata la casa di Molfetta (documentata nel 1148), Barletta (1169), Matera (1170), Brindisi (1169) con possedimenti nel leccese, Bari, Andria, Foggia (nel periodo di transizione normanno-svevo), Troia (anteriore al 1190) e Salpi.
Tra le sedi più importanti, va menzionata la Casa Templare di Barletta, che ricoprì il ruolo di Casa Provinciale sino al processo del 1312.Questa, quindi, era la situazione delle Province Templari, non restava che collegarle per sfruttare al meglio le loro risorse e, come vedremo, in questo i Templari non furono inferiori a nessuno...
La crisi politica del regno di Gerusalemme e il crearsi di fazioni contribuisce ad indebolire il potere negli stati latini d'oltremare. Siamo in Galilea, in piena estate del 1187. L'esercito cristiano con a capo il re Guido di Lusingano, supportato nelle retroguardie anche dai Templari, si accampa nelle vicinanze di Seforia, non lontano da Nazareth.
La sosta giunge a proposito. Gli uomini e i cavalli hanno bisogno di riposo e di acqua per riprendere la marcia sulle tracce dell'armata araba. Il re, ascoltato il maestro dell'ordine dei Templari, tale Gerardo di Ridefort, decide di lanciarsi all'inseguimento del nemico. Dopo un giorno di dura marcia, con l'esercito ormai stremato, decide di accamparsi presso l'altopiano di Hattin, ma i pozzi di acqua purtroppo sono a secco e nella rigogliosa pianura sottostante è sistemato il grosso del nemico con a capo il temibile Saladino. Complice l'oscurità ed una maggior freschezza fisica gli arabi risalgono l'altopiano e, usando tecniche da guerriglia, gettano scompiglio tra gli europei.
Stanco, assetato e circondato dal nemico: per l'esercito cristiano è la fine.
Errori militari da parte del re e di Gerardo di Ridefort contribuiscono alla disfatta completa delle forze latine. I Templari combattono valorosamente ma vengono tutti catturati e trucidati senza pietà dal nemico. Tra i pochi scampati al massacro i veri responsabili della sconfitta: il re e il maestro dell'ordine stesso.
I “diavoli rossi”, così chiamati dai musulmani, erano talmente temuti che venivano uccisi non appena fatti prigionieri. Ecco come lo stesso Saladino parla dei Templari fatti prigionieri: ”Voglio purgare la Terra da questi guerrieri immondi che non rinunciano mai alla loro ostilità, non rinnegano mai la loro fede e non saranno mai utili come schiavi”.
Lo storico arabo Imad ad-Din, testimone oculare, racconta:
"Saladino promise cinquanta denari a chiunque portasse un templare o un ospitaliero prigioniero. Subito i soldati ne portarono centinaia, ed egli li fece decapitare perché preferì ucciderli piuttosto che ridurli in schiavitù. Era circondato da un gruppo di dottori della legge e di mistici, e da un certo numero di persone consacrate alla castità e all'ascetismo.
Ognuno di essi chiese il favore di uccidere un prigioniero, sguainò la spada e scoprì l'avambraccio. Il sultano stava seduto con la faccia sorridente, mentre quelle dei miscredenti erano accigliate. Le truppe erano schierate, con gli emiri su due file.
Fra i religiosi, alcuni diedero un taglio netto ed ebbero ringraziamenti; la spada di altri esitò e rimbalzò: furono scusati; altri ancora furono derisi e sostituiti. Io ero presente e osservavo il sultano che sorrideva al massacro, scorsi in lui l'uomo di parola e d'azione. Quante promesse non adempì! Quante lodi non si meritò! Quante ricompense durature a motivo del sangue da lui versato! ...".
Saladino sembrava dimenticare la sua proverbiale magnanimità di fronte ai monaci-guerrieri.
Con questa vittoria Saladino si impadronisce di tutto il regno ed entra in Gerusalemme da trionfatore.
La recente caduta della città di Tripoli è stata un duro presagio per gli abitanti di San Giovanni d'Acri. Fino ad allora il sultano non pareva intenzionato ad attaccare le città cristiane sulla costa, in fondo facevano comodo anche per motivazioni commerciali e finanziarie. San Giovanni in particolare veniva considerata come un centro fondamentale e nel suo porto troviamo mercanti genovesi, pisani e veneziani, il commercio procurava da sempre notevoli guadagni e anche il sultano ed i Templari lo sapevano bene.
Non è un caso se qui a San Giovanni d'Acri troviamo notevoli fortificazioni a protezione del centro. La città è divisa per quartieri ognuno dei quali viene 'controllato' da forze militari ben precise. Il quartiere del Tempio, a picco sul mare e nelle vicinanze del porto, è uno dei più importanti per il controllo delle posizioni. Anche in fatto di strategie e di astuzie i cavalieri Templari non devono imparare da nessuno.
I preparativi per l'assedio alla città iniziarono diversi mesi prima e inutili furono le richieste di aiuto verso l'Europa ormai rassegnata alla perdita degli stati latini. Il 6 aprile inizia il vero assedio sotto le mura cittadine. La differenza tra le forze in campo, sia numerica che di armamenti, risulta davvero notevole a vantaggio degli arabi.
Inutili sono le incursioni negli accampamenti del nemico eseguite nel cuore della notte da valorosi Templari.
Accanto alle poderose catapulte che per oltre un mese devastano i quartieri cristiani, gli arabi fanno largo uso di mine per demolire le mura della città. In poco tempo la prima cerchia inizia a cedere dando origine a varchi d'ingresso per le truppe del nemico, ormai vicinissimo alle postazioni di controllo. La lotta è durissima. Furiosi combattimenti sono segnalati in ogni zona, i quartieri cadono uno dopo l'altro nelle mani del nemico, i Templari rispondono con coraggio anche se il Maestro cade sul campo, ferito a morte. Il 28 maggio capitola l'ultimo baluardo della città: la torre dei Templari: il sultano diventa padrone di San Giovanni d'Acri.
Tutti i dignitari dell'ordine periscono tra le mura della città, ' versando il proprio sangue nel nome di Cristo e in difesa della fede cristiana….'.
E' la fine degli stati latini e la conclusione dell'epoca delle crociate. la sconfitta di San Giovanni d'Acri aveva chiuso definitivamente ogni speranza di permanenza europea in Terrasanta. I pochi Templari che riuscirono a scampare ai massacri dei trionfatori musulmani si rifugiarono nell'isola di Cipro e precisamente a Limassol, dove venne spostata la sede dell'ordine.
Pur se in modesto numero, i cavalieri del tempio riuscirono a salvare dalla sede di San Giovanni il tesoro dell'ordine e le preziose reliquie tral le quali probabilmente un 'sacro lenzuolo' (la Sindone?).
Nel 1301 papa Bonifacio VIII dona all'ordine un isolotto, situato a due miglia al largo di Tortosa.
Ruad è un isolotto inospitale, arido, privo di acqua potabile ma strategicamente importante. Grazie all'arrivo di nuove forze da Cipro e dall'Europa i Templari riescono a fortificarlo e a creare una nuova guarnigione pronta a sfidare il vicino nemico infedele con rapide e fastidiose incursioni navali.
Il sultano d'Egitto, preoccupato dalla tenacia dei Templari e da un eventuale ritorno degli eserciti europei, assale l'isola-fortezza ma solo nel 1303 riesce ad ottenerne il pieno possesso. E' l'ultima battaglia: quasi tutti i Templari cadono a protezione dell'isolotto, come a voler difendere le ultime speranze della loro stessa esistenza.
I pochi prigionieri catturati vengono lasciati morire di fame nelle buie carceri egiziane. Il bilancio finale della missione in Terrasanta, anche per l'ordine dei Templari, si può quindi definire disastroso. Enorme fu il sacrificio in vite umane, ripagato solo in piccola parte dal coraggio e dalla tenacia che anche il nemico riconobbe ai membri dell'ordine.
Quasi tutti i massimi dignitari perirono sul campo di battaglia, o in seguito per le ferite che riportarono, sotto il vessillo bianco-nero chiamato 'bauceant' al grido di : NON NOBIS, DOMINE, NON NOBIS SED NOMINI TUO DA GLORIAM (NON A NOI, SIGNORE, NON A NOI, MA AL TUO NOME DONA LA GLORIA). L'Ordine dopo la definitiva perdita di Acri e degli Stati Latini in Terra Santa nel 1291 si avviava al tramonto: la ragione per la quale era nato, due secoli prima, era ormai venuta meno.

Origine e fine dei Cavalieri Templari (segue)

I Cavalieri Templari - I° puntata


Ordine religioso-militare creato all’inizio del secolo XII°. Nel 1118 , Hugues de Payns costituisce una milizia assolutamente inedita per quei tempi: l' Ordine dei poveri cavalieri del Cristo allo scopo di proteggere coloro che si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme. Secondo la tradizione il nucleo originario era formato da nove cavalieri: oltre a Hugues de Payns vi erano Bysol de Saint Omer, Andrè de Montbard zio di San Bernardo di Chiaravalle, Archambaud de Saint Aignan, Gondemar, Rossal, Jacques de Montignac, Philippe de Bordeaux e Nivar de Montdidier . Secondo la leggenda questi nove Cavalieri avevano anche uno "scopo segreto", e cioè trovare antiche reliquie dai poteri immensi: l’Arca dell’Alleanza ed il Santo Graal che si supponevano nascosti in sotterranei segreti tra i ruderi del tempio di Salomone.
Il nuovo ordine conciliava i principi basilari del monachesimo con l'uso delle armi. Venivano reclutati soprattutto tra i giovani della nobiltà, desiderosi di impegnarsi nella difesa della cristianità in Medio Oriente. L'ordine militare così formato aveva una gerarchia assai rigida. I suoi membri facevano voto di castità, obbedienza e povertà, lasciando all'ordine tutte le loro proprietà ed eredità
Fu scelta inizialmente la regola di S. Agostino , in parte trasformata per adattarla agli scopi militari dei componenti. Il re di Gerusalemme, Baldovino II, accolse i primi cavalieri nel suo palazzo, presso la moschea di Al-Aqsa, dove in passato sorgeva il Tempio di Salomone questi ebbero dapprima il nome di Cristi militia (guerrieri di Cristo) e poi di militia templi (guerrieri del tempio). Da questo momento la nuova milizia prenderà il nome di Ordine del Tempio ed i suoi membri Templari.
Al momento della loro nascita non c'era stata l' esigenza di creare una gerarchia ben definita. Hugues de Payns è il maestro, gli altri primi cavalieri semplici monaci. Solo dopo la redazione della 'regola' e degli 'statuti gerarchici, prende forma un organigramma preciso ed efficiente. L’ordine era composto dai cavalieri che costituivano la maggioranza, e portavano un mantello bianco con croce rossa, e dagli scudieri (sergenti) che vestivano invece di bruno. Potevano essere indifferentemente laici o sacerdoti, ma dovevano giurare i voti dell’ordine monastico.
A capo di tutti vi era il Magister militiae templi che aveva intorno a sé per il disbrigo delle varie incombenze il siniscalco, il maresciallo, il gonfaloniere e l’elemosiniere. Il Maestro è il vero e proprio governatore della milizia. Pur occupandosi di tutte le questioni riguardanti l'ordine, il suo potere non è 'assoluto' ma molto spesso vincolato al consenso del capitolo dei monaci.
Nei primi tempi, lo sviluppo del nuovo ordine appare al quanto modesto e anche per questo Hugues de Payns , nel 1127, ritorna in Europa alla ricerca di rinforzi e di sostegni sia morali che economici. L'Ordine in ogni caso assunse reale importanza solo a partire dal 1126, quando, con l'ingresso del conte Hugues de Champagne, iniziarono a pervenire donazioni e lasciti
Hugues de Payns arriva a Troyes nel 1128 dopo aver incontrato a Roma il papa Onorio II. La creazione della nuovo milizia non aveva precedenti nella storia cristiana, e, anche il papa stesso mostrava evidenti segni di imbarazzo. Era quindi necessario trovare una posizione chiara e precisa, ed una regola che si adattasse perfettamente alla situazione. Da questo momento entra nelle vicende Templari, uno dei personaggi più carismatici ed autorevoli del tempo: Bernardo di Chiaravalle
Monaco cistercense, fondatore della abbazia di Chiaravalle (1115), scrittore e successivamente Dottore della Chiesa, sarà proprio per merito suo che nel Concilio di Troyes (1118), la nuova milizia viene ufficialmente riconosciuta grazie al 'De laude novae militiae' (elogio della nuova milizia), vero e proprio proclama di esaltazione dell'Ordine Templare. Quindi viene redatta la prima regola di base denominata 'latina', punto di partenza per lo sviluppo dell'ordine.
In pochi anni i cavalieri Templari assunsero un ruolo sempre più incisivo dal punto di vista militare, sia in Terrasanta che nella penisola iberica ancora occupata dai mori invasori.
A partire dal 1128 i cavalieri Templari conobbero un sorprendente e rapido sviluppo in tutta Europa e specialmente in Francia, Inghilterra, Aragona, e Portogallo e costruirono dappertutto chiese a somiglianza di quella di Gerusalemme, che ebbero sempre il nome di tempio.
Le conseguenze del Concilio di Troyes furono inattese e sorprendenti al tempo stesso.
Un gran numero di persone si arruolarono nella nuova milizia, ma fu soprattutto grazie a donazioni e lasciti che i Templari riuscirono a creare una vera e propria struttura economico-finanziaria adatta a sostenere la costosa permanenza in Terrasanta.
I templari entrarono quindi nelle attività bancarie quasi per caso.
Quando dei nuovi membri si univano all'ordine, generalmente donavano ad esso ingenti somme di denaro o proprietà, poiché tutti dovevano prendere il voto di povertà. Grazie anche ai vari privilegi papali, la potenza finanziaria dei Cavalieri fu assicurata dall'inizio. Poiché i templari mantenevano denaro contante in tutte le loro case e templi, fu nel 1135 che l'ordine cominciò a prestare soldi ai pellegrini spagnoli che desideravano viaggiare fino alla Terra Santa.
Con l'ulteriore aiuto di permute, acquisti e vendite i Cavalieri del Tempio dettero omogeneità ed organicità all'organizzazione dei loro possedimenti. Donazioni, lasciti e reclutamento di nuove forze rappresentarono il passo decisivo per una trasformazione graduale dell'ordine in un esercito 'parallelo' a quello degli altri Re europei.
Già nel 1129 ,per la prima volta, i Templari combattono come veri soldati, pur subendo una sconfitta e molte perdite umane. Successivamente si distinsero sui campi di battaglia a Tiberiade nel 1187, a Gaza 1244, e ad Al-Mansurà 1250.
Con l’andar del tempo crebbero di numero e di potenza, ebbero molti beni, che andarono sempre più ingrandendosi, facendosi persino prestatori di denaro ai principi e ai privati.
Da pochi anni Ugo di Payns è ritornato dopo la lunga permanenza in Europa. E' vero, adesso l'ordine ha più omogeneità, c'è una regola, ha ottenuto stima e rispetto, ma questo ha portato anche l'inizio di una evoluzione. Qui a Baghras, fortezza situata a nord di Antiochia, i Templari non svolgono più solo la difesa dei pellegrini ma anche la protezione dei confini dei fragili stati latini. Quindi da missionari diventano un vero e proprio esercito privato, di supporto degli eserciti franchi.
Anche se poco numerosi, i cavalieri del Tempio si distinguono sempre per l'addestramento e la disciplina che ne fanno la colonna portante dell’ esercito crociato che è invece approssimativo e disorganizzato. Le loro strategie, abbinate ad un coraggio che desta ammirazione e paura al tempo stesso tra le file del nemico, sono cosa risaputa. Malumori però serpeggiano tra le loro file. Pur essendo stati creati per la permanenza in Terrasanta, notevoli forze umane ed economiche vengono destinate nella Penisola Iberica dove si lotta per la riconquista di quei territori ancora in mano agli infedeli.