mercoledì 22 ottobre 2008

Ipazia

- Sai? Negli scavi archeologici che si stanno facendo lungo la via Campana, nei pressi di Pozzuoli, sono state rinvenute due bellissime statue di antiche divinità greco-romane; purtroppo entrambe acefale.

- Ace...che?

- Acefale, senza testa. Ed è un vero peccato.

- Beh, Perché non cercano meglio? Sai...scava e scava...

- Inutile. Sicuramente sono state spezzate e distrutte dai fanatici cristiani.

- Ma va...e perché avrebbero dovuto farlo?

- Ah, ma tu stai ancora con l'idea dei miti buoni e bravi cristiani perseguitati e uccisi dai cattivi perfidi pagani come Nerone? Ti sbagli di grosso e ti fai influenzare da fantasie, esagerazioni e polpettoni cinematografici.

- Eh, sarà come dici tu, ma le persecuzioni ci sono state.

- In effetti sia gli imperatori che il popolino romano non vedevano di buon occhio questa gente che non venerava l'imperatore e disprezzava gli dei pagani. Spesso venivano considerati dei menagramo e ritenuti responsabili di mancati raccolti o di epidemie. Certamente non erano ben visti ma non vi fu alcun particolare editto contro di loro fino al 249 quando l'imperatore Decio ordinò a tutti i sudditi di onorare gli dei e di offrire pubblici sacrifici.
I cristiani si rifiutarono e questo venne considerato un attentato politico alla sovranità dell'imperatore.
Queste persecuzioni, che avevano soprattutto matrice politica, divennero molto serie con gli editti imperiali di Diocleziano e Galerio del 303 e del 304 che decretavano la distruzione dei luoghi sacri cristiani e l'obbligo di offrire sacrifici agli dèi, pena la condanna a morte.

- Beh, allora i massacri ci furono, avevo ragione io!

- Sì, ma non peggiori di tanti altri episodi del genere, e del resto non durarono moltissimo se consideri che pochi anni dopo, nel 313 l'imperatore Costantino, con l'editto di Milano, decretò la cessazione delle persecuzioni contro i Cristiani, e la loro piena libertà di culto.

- Poveracci...

- Poveracci un corno! Poco dopo fu la Chiesa il cui potere politico-religioso era ormai divenuto imperante a perseguitare gli altri, e specialmente chi ne intralciava il cammino: pagani, eretici, apostati, ebrei, e persino uomini e donne di scienza.
Migliaia di templi vennero distrutti o trasformati in chiese cristiane, migliaia di statue vennero frantumate o decapitate, le perdite di veri e propri tesori furono immense e incalcolabili.

- Ma quelli che erano ancora devoti agli antichi dei o comunque contrari a questa nuova religione che fecero?

- Cercarono di ribellarsi, ma intanto nel 391 l'imperatore Teodosio I° aveva decretato la proibizione di ogni culto pagano: sacrificare nei templi era un delitto di lesa maestà punibile con la morte. Pensa che ad Alessandria d'Egitto che in quell'epoca era una città colta e cosmopolita, popolata da ampie comunità greche ed ebraiche, vi fu una vera e propria rivolta contro il vescovo Teofilo. Questi, mentre stava trasformando in chiesa il tempio di Dioniso, trovò nel corso dei lavori un tempietto segreto ricco di oggetti consacrati agli dei. E che cosa fece? Sfilò per le strade esibendo quei trofei e ridicolizzandoli.

- Beh, certo non è stata una bella azione...

- I pagani, che tra il popolo erano numerosi, non sopportarono quell'affronto e si ribellarono, ne seguirono violenze contro i cristiani ma i pagani furono messi in fuga e costretti ad asserragliarsi nel tempio di Serapide.
Incurante delle raccomandazioni dell'imperatore che lo invitava ad essere indulgente, Teofilo pensò bene di distruggere il Serapeo e l'annessa biblioteca fino alle fondamenta.

- Perbacco!, ma... in seguito le cose sarebbero migliorate...no?

- No. Peggiorarono. Al vescovo Teofilo, morto nel 412, successe il nipote Cirillo, un tipo violento ed autoritario che, tra le altre cose, distrusse la colonia ebraica di Alessandria e trasformò tutte le sinagoghe in chiese. Inoltre ingaggiò una feroce disputa cristologia contro Nestorio, patriarca di Costantinopoli e riuscì a farlo scomunicare corrompendo, a quanto si dice, monaci e funzionari di corte.
Entrò in conflitto persino con Oreste governatore imperiale della città e fece anche assassinare orrendamente Ipazia nel 415.

- Ipazia? Mai sentito nominare, chi è?

- Ignorante! Ipazia era una donna, una donna di quarantacinque anni molto bella.
Forse la più grande astronoma, filosofa e matematica tra le donne dell'antichità!
Era di origine greca e appartenente alla corrente neoplatonica. Di grandissima sapienza insegnava pubblicamente ed era particolarmente stimata dagli uomini di scienza e dai poeti. Era adorata dai suoi allievi alcuni dei quali si innamorarono perdutamente di lei.
Sinesio, vescovo di Tolemaide, fu uno dei suoi tanti allievi e le scrisse diverse lettere di simpatia ed ammirazione chiedendole anche istruzioni su come poter costruire un astrolabio simile a quello ideato da lei.

- Insomma era anche una specie di ingegnere...

- Sì, è vero. Infatti oltre all'invenzione dell'astrolabio le vengono anche attribuite le invenzioni di una sorta di planisfero e di un orologio ad acqua.
Ma la sua passione era l'astronomia e la filosofia e per oltre vent'anni insegnò agli alessandrini le opere di Platone e di Aristotele oltre a quelle di Euclide, Archimede e Diofanto.
Tenuta in grande considerazione dai suoi concittadini Ipazia ebbe forse tra i suoi discepoli il governatore Oreste che spesso ricorreva a lei e chiedeva il suo parere su questioni di carattere pubblico.

- Ma perché Cirillo la fece uccidere? E come?

- Cirillo era un fanatico che non poteva sopportare l'insegnamento filosofico e pagano di Ipazia, la sua importanza nella vita cittadina e la sua amicizia col governatore. Istigò quindi un gruppo di monaci suoi seguaci, una specie di milizia personale, i quali catturarono Ipazia mentre rientrava a casa, la trascinarono dentro la chiesa costruita sul Caesareion e la massacrarono sadicamente scorticandola fino alle ossa. Quindi ne trascinarono i resti altrove e li bruciarono.

- Oh santa polenta... e Oreste, il governatore, non fece nulla?

- Sì, Oreste fece tutto il possibile: denunziò l'assassinio di Ipazia all'imperatore e pretese un inchiesta.
Venne inviato ad Alessandria il magistrato Edesio per indagare sull'accaduto, ma Cirillo non faticò a corromperlo forte anche dell'appoggio di Pulcheria, sorella dell'imperatore Teodosio II°, la quale era una sua grande devota.
La conclusione fu che Cirillo e i suoi monaci rimasero impuniti.

- Incredibile! Voglio sperare che la Chiesa, in seguito, l'abbia almeno condannato.

- Come no! ... Infatti il 28 luglio 1882 Cirillo di Alessandria, venerato dalla Chiesa copta, da quella ortodossa e da quella cattolica, è stato proclamato... santo e dottore della Chiesa.